Roma Capoccia - Spina di borgo
Vescovi cercansi
Tra dossier spinosi e seminari vuoti, sono pochi quelli che vogliono mettersi lo zucchetto in testa
Ma chi lo vuol fare il vescovo, oggi? Dio ce ne scampi. Sedi sempre più vacanti, presuli molto in là con l’età pensionabile, periodi di interregno che si prolungano. Si prenda Torino: l’arcivescovo Cesare Nosiglia ha 77 anni (due in più rispetto la soglia canonica in cui si presenta la lettera di dimissioni per raggiunti limiti d’età), il Papa gli ha concesso un biennio di proroga abbondantemente scaduto. Ogni settimana, lingue biforcute e spifferi di Palazzo suggeriscono che l’avvicendamento è imminente, sciorinando una lista di tre-quattro-cinque-sei candidati alla cattedra. Imminente da ottobre.
Sono passati quattro mesi e Nosiglia, che amministra anche Susa, è sempre lì. Domanda: fa bene a una diocesi andare avanti sapendo che il vescovo potrebbe cambiare da un momento all’altro, essendo in proroga “scaduta”? Quanto può essere incisiva l’azione del pastore mentre in parrocchia e nei salotti clericali si scommette sul prescelto del Papa? Il problema, e a quanto pare è il caso di Torino, i candidati fanno fatica a palesarsi. Una volta lo zucchetto violaceo era ambito, oggi non sono in pochi quelli che lo temono: tra un dossier e un seminario vuoto, fare il vescovo è una croce.