Degrado e dintorni

"No ai minimarket nel centro storico". A Roma parte l'operazione

Marianna Rizzini

Erano il bersaglio di chi vedeva i fantasmi del cosiddetto “degrado” materializzarsi a ogni angolo del centro storico: i minimarket, e con loro i rivenditori di pizza al taglio e quelli di souvenir. E però ora gli stessi sono al centro di una delibera votata all’unanimità dalla giunta Gualtieri che dovrà poi passare al vaglio dell’assemblea capitolina: divieto di aprire attività commerciali e artigianali alimentari e rivendite di souvenir nei rioni all’interno del perimetro Unesco fino al maggio 2023, in attesa della revisione del regolamento per l’esercizio delle attività commerciali e artigianali nel centro storico. Prima della delibera, c’erano state le pronunce di Consiglio di Stato e del Tar, tutte in favore della “vivibilità” di quartieri sottoposti al rischio di sovraccarico (“malamovida” più proliferare di pizzerie, gelaterie, rivendite di bibite e snack). E però la disfida dei minimarket e della malamovida si compone anche di dissenso interno al centrosinistra. Serpeggia infatti un certo malcontento, presso alcuni settori del II e III municipio, contro quelle che vengono considerate azioni “proibizioniste”  e di “militarizzazione dei quartieri”, specie dopo l’ordinanza d’inizio febbraio, quella che prevedeva la chiusura dei minimarket alle 22 nei fine settimana. Secondo i critici, l’ordinanza non ha avuto effetto, perché i ragazzi trovano modi alternativi di comprare alcol, e resta parallelamente irrisolta la questione degli spazi da riaprire (Christian Raimo, assessore alla Cultura a Montesacro, su Facebook, ha fatto l’elenco: Nuovo Cinema Palazzo, Horus, Circolo degli Artisti, Valle, Rampa Prenestina). E presso i Giovani Democratici come presso la Sinistra Ecologista e i Radicali romani alcune perplessità emergono. Le critiche e le proposte che il sindaco dovrà raccogliere riguardano non soltanto la mancanza di spazi ed eventi che porta alla “malamovida” per assenza di alternative al mero consumo di cibo o alcol;  ma anche l’idea di “estate municipale diffusa”, con delocalizzazione di eventi e “presidi di cultura”. Intanto in Campidoglio si spera che “l’alleggerimento della concentrazione delle attività alimentari nel Sito Unesco” porti al “contenimento dei fenomeni di assembramento spesso correlati alla loro presenza”, ha detto Riccardo Corbucci, vicepresidente della commissione Commercio”. Il faro è sempre il “decoro” perduto (e messo a rischio in ogni caso, tanto più d’estate, dall’altra questione aperta: la spazzatura). 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.