roma capoccia
Anche Gualtieri chiede altri soldi a Draghi
Il sindaco da un po’ ripete tutto quello che fa Sala. A Milano mendicano? E lo fa pure lui, ma con un bilancio da lacrime
Un tempo, quando sindaci e presidenti di Regione venivano a bussare alla porta, toccava a lui mediare, rintuzzare, tenere botta. Ma Roberto Gualtieri non guida più il ministero dell’Economia. Da via XX settembre ha fatto armi e bagagli e si è trasferito a pochi chilometri, in Campidoglio. Ma se la distanza fisica tra i due palazzi è di quelle che si percorrono a piedi la differenza, nell’infinito gioco delle parti tra un sindaco e chi tiene i cordoni della borsa del Paese, è abissale. Si lavora agli antipodi. E così a Gualtieri questa volta tocca un ruolo nuovo e inedito: battere cassa. Toc, toc leggeri, ma decisi alla porta del suo successore, il ministro Daniele Franco.
Con un tweet di poche righe il sindaco di Roma si è accodato alle richieste, vigorose e piuttosto polemiche, arrivate dal suo collega meneghino. “Condivido l’appello di Beppe Sala – ha cinguettato – il Governo sostenga i bilanci dei comuni per contrastare il caro bollette e l’inflazione e affrontare l’emergenza rifugiati garantendo i servizi ai cittadini”. Va bene il Pnrr, il Giubileo 2015 e tutti i miliardi extra che stanno arrivando alla Capitale, ma un conto è investire sul futuro, un altro far funzionare i servizi nel presente. I comuni, con tutto questo affastellarsi di emergenza, hanno bisogno di soldi. I 200 milioni stanziati alcune settimane fa dal governo per far fronte al caro energia a parer loro non bastano. “Ne servono tre volte tanto”, dice il presidente dell’Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro. Nei prossimi giorni ci sarà un incontro tra l’associazione e il governo. Intanto Gualtieri, che per alcuni giorni era rimasto silente, ha seguito in ritardo, ma senza tentennamenti le lamentele. Per la Capitale gli extracosti dovuti al caro energia sono stimati dalla Ragioneria capitolina in circa 30 milioni di euro l’anno. A questi bisogna aggiungere i costi per l’accoglienza degli oltre 9mila rifugiati ucraini – quasi tutti donne e minori – che hanno chiesto la protezione temporanea all’ufficio immigrazione della Questura. Parte dell’accoglienza spetta ai comuni.
La prefettura di Roma ha provato a facilitare le cose inviando una convenzione che permette di ridurre i costi: al comune spetta pagare la struttura ospitante, ma palazzo Valentini garantisce l’assistenza medica, la presenza di un mediatore culturale e i corsi d’italiano. Tutti servizi che normalmente dovrebbe pagare il comune. La convenzione non è stata ancora firmata dal Campidoglio. Non ci sono comunque solo l’emergenze. L’ex ministro e oggi sindaco si è mostrato piuttosto disinvolto far presente all’esecutivo le esigenze finanziarie della Capitale. Alcune settimane fa ha ricordato al ministro della Mobilità sostenibile Enrico Giovannini come i fondi del Pnrr, che pure finanzieranno la manutenzione delle strade metropolitane, non offrono risorse per le arterie comunali. “Su questo – ha detto – occorre un intervento del governo”. Non solo. Da mesi il Campidoglio batte anche sui fondi che arrivano dallo Stato per il trasporto pubblico. Troppi pochi. Roma incassa poco meno del quattro per cento del Fondo nazionale traporti, il tesoretto che finanzia i servizi di Tpl di tutta Italia, “Eppure – non si stanca mai di ricordare l’assessore alla Moblità Eugenio Patanè – noi abbiamo il 16 per cento degli addetti, forniamo il 9 per cento dei chilometri percorsi e possediamo il 7 per cento della flotta nazionale. In pratica, pro capite, un romano riceve per il trasporto pubblico la metà di un cittadino milanese”.