Roma Capoccia
Leghisti in fuga da Salvini. Nel Lazio la Lega non esiste più
Dalla consigliera Laura Corrotti al senatore William De Vecchis: nel Lazio il Carroccio rischia di scomparire
Archiviata ma mai davvero razionalizzata la debacle alle elezioni amministrative capitoline, con uno sconcertante 5,93 per cento complessivamente racimolato in Municipi che hanno preferito disertare le urne piuttosto che votare Lega, il soggetto politico salviniano sta andando incontro a una ulteriore fase di pesante sgretolamento. Il Senatore di Fiumicino William De Vecchis lascia il gruppo parlamentare della Lega e passa nel Gruppo Misto in quota Italexit di Paragone, mentre sui territori, tra delusioni, mugugni, dimissioni di coordinatori locali, commissariamenti a macchia di leopardo, come quello di Fiumicino, viene ridisegnata la geografia del partito.
Ultima in ordine di tempo la consigliera regionale Laura Corrotti che in un lungo post su Facebook dettaglia in maniera estremamente analitica e puntuale il suo addio al soggetto politico salviniano, per approdare a Fratelli d’Italia. Quanto scrive la Corrotti, riassume nella maniera più limpida il perché la Lega a Roma, e in tutto il Lazio, stia implodendo su sé stessa e sia destinata ad azzerarsi in un arco temporale relativamente breve, con prevedibili conseguenze di ordine elettorale alle prossime, imminenti elezioni regionali. La consigliera infatti delinea un quadro in cui a farla da padroni sono la mancanza di coordinamento, scarso o nullo riconoscimento delle iniziative politiche individuali, nessuna comunicazione tra attori istituzionali e appartenenti allo stesso partito, e manovre di palazzo di ardua comprensione.
Nei giorni immediatamente precedenti l’addio della Corrotti, già i consiglieri municipali del IV Municipio Roberto Santoro e quello del III Municipio Fabrizio Bevilacqua, volto storico della destra capitolina, avevano optato per l’exit dalla Lega: in questo caso, il loro è stato un ritorno in Fratelli d’Italia, nella corrente che fa capo all’attivo Vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli. A Ostia, il consigliere municipale Alessandro Aguzzetti saluta Salvini e abbraccia Paragone, passando a Italexit.
La Lega, nei fatti, non esiste più. Ne rimane un involucro politicamente vuoto, generosamente presidiato da figure come il consigliere capitolino Fabrizio Santori o l’ex capogruppo in Assemblea Capitolina Maurizio Politi, peraltro non rieletto a causa del tracollo elettorale a cui è andata incontro la Lega. Autentiche vox clamantis in deserto. A mancare all’appello rispetto alle Europee sono ben 225.000 voti. Una intera provincia, in termini anagrafico-elettorali, che ha voltato le spalle al Carroccio capitolino. Quel che però appare più grave è la totale assenza di un progetto politico complessivo, di una squadra dirigente, di un programma, e di una coscienza critica.
Il partito non si è mai strutturato, non ha mai intercettato realmente le istanze di popolazione e categorie produttive, spesso perdendosi dietro iniziative del tutto estemporanee. L’emorragia di consiglieri, coordinatori ed esponenti locali, in questo quadro desolante, appare oggettivamente inarrestabile. E se dopo i primi abbandoni, il coordinatore romano Alfredo Becchetti, riconfermato nel ruolo nonostante la Stalingrado elettorale, aveva promesso di rilanciarsi dai territori, ora che si inanellano nuovi esodi, e non solo romani come testimoniano le dimissioni in massa da Monte Compatri, da Valmontone e da altri comuni laziali, la reazione la dice ancora più lunga: ‘è più facile fare opposizione che governare’, sostiene Becchetti.
Peccato che la Lega, tanto a Roma quanto in Regione Lazio, sia all’opposizione. Lasciar intendere che anche sui territori, dove i cittadini vogliono risposte precise e chiedono una politica attiva ben definita, si paghi la adesione al governo nazionale guidato da Draghi, è solo l’ennesimo escamotage semantico per sfuggire qualunque reale, seria, dolorosa autocritica. Necessaria questa non per rilanciare il soggetto politico leghista a Roma, visto che nei fatti non è mai davvero partito, ma proprio per fondarlo.