Roma capoccia
Tra l'American Academy e Termini, circoli e circoletti a Roma
Le rovine della città affascinano da sempre gli artisti, consapevoli che ogni decadimento della materia può generarne di nuova. Ma non tutti sono d'accordo
Le rovine della città di Roma attraggono e affascinano da sempre gli artisti, consapevoli che ogni decadimento della materia può generarne di nuova, dotandola di un valore estetico ed etico. Lo sanno i 13 giovani protagonisti di Regeneration, la collettiva curata da Lindsay Harris e Elizabeth Rodini inaugurata a suon di champagne tra il chiostro e il giardino dell’American Academy. Roma la fa da protagonista in molte delle opere esposte con i suoi resti di polvere, ruggine ed erba che legano processi universali di cambiamento.
C’è chi ama il bianco e nero come Gianni Berengo Gardin, protagonista al Maxxi dell’imperdibile antologica L’occhio come mestiere. “Sono 70 anni che fotografo e il mio lavoro – precisa – non è quello di un artista, ma di un artigiano. La realtà non è mai così come si presenta”. La conosce molto bene, la esamina e la stravolge a suo modo Nico Vascellari, che festeggia l’apertura del suo temporary store Codalunga “in un posto sbagliato”, la Stazione Termini, dove i visitatori sono accolti dalla musica dei Ninos du Brazil e magliette/manifesto con parole che si sdoppiano: Roma/Amor; Resist/Sister; Santa/Satan, Dream/Madre, ma anche M***a. “In dark times – ci ricorda – we must dream with open eyes”. Genio.