Roma Capoccia

Dopo il rogo Centocelle brucia di rabbia. Ma Gualtieri non si vede

Gianluca De Rosa

A quattro giorni dall'incendio si aspetta ancora la visita del sindaco. Protestano i residenti: qui è invivibile. E gli autodemolitori che hanno perso le loro attività accusano: "Se la prendono con noi, ma è il comune che non ci ha mai spostato e ora siamo disperati"

Via Palmiro Togliatti, incrocio via Casilina ore 10 del mattino. La strada è ancora chiusa. I nastri gialli della Polizia Locale bloccano il passaggio ad auto e scooter. Qui dietro, a Centocelle, periferia stretta tra Casilina e Prenestina nel quadrante est della città, quattro giorni fa è scoppiato l’inferno. In poco più di un’ora hanno preso fuoco una ventina di autodemolitori e una nube nera si è alzata in cielo, visibile praticamente da tutta la città. “Stanno completando pulizia, rilievi e messa in sicurezza non sappiamo quando riaprirà la strada”, spiegano i vigili.

 


Il giorno successivo al rogo i rilievi dell’Arpa segnavano valori di diossine e benzene ben oltre i limiti di legge. Da due giorni la situazione è tornata a una parziale normalità. Ma la gente del quartiere è molto arrabbiata. Cristiana Trizzini, portavoce del comitato Parco archeologico di Centocelle (Pac) libero attacca: “I tempi amministrativi sono inadatti alle esigenze di una popolazione che dovrebbe essere uguale a quella del resto della città e invece qui continuiamo a respirare diossina, siamo stati abbandonati da tutti”. Di sicuro, dopo l’incendio, da queste parti il sindaco Roberto Gualtieri non l’ha visto nessuno. E’ venuta invece l’assessora all’Ambiente Sabrina Alfonsi. E’ finita quasi in rissa con alcuni esponenti dei centri sociali. “Centocelle è completamente abbandonata: siamo pieni di monnezza, ci hanno lasciato per 40 anni con gli zingari e ora con gli sfasciacarrozze che vanno a fuoco, neanche hanno tolto i binari del vecchio tram, sono pieni di monnezza ed erba alta”, si sfoga Antonio, muratore in pensione di 75 anni, sardo di origine, ma da 50 anni residente nel quartiere.

 

Per cinquecento metri su tutta la parte destra della strada, lì dove sorgevano, proprio al limitare del parco, gli autodemolitori, c’è solo un colore che domina il paesaggio, il nero. Un nero combustione, che dopo le fiamme accomuna senza troppe distinzioni natura e industria, alberi e carcasse di automobili.

E d’altronde la storia del parco di Centocelle è un po’ questa. Un’immensa area verde puntellata da attività umane, lecite o meno, che non dovrebbero essere qui. Come ad esempio il Casilino 900, il più grande campo nomadi d’Europa. Lo chiuse nel 2010 l’allora sindaco Gianni Alemanno, ma da allora nessuno ha provveduto a bonificare il canalone ricolmo di spazzatura interrata che il campo ha lasciato in eredità al parco. “E a quella  si aggiungono i rifiuti che gli zingari vengono a scaricare a tarda notte, oltre ovviamente agli insediamenti abusivi”, dice Serena, bancaria di 48 anni che vive a due passi da qui, in via delle Mimose. Il fuoco – è una delle ipotesi al vaglio della magistratura – potrebbe essere partito proprio da un falò improvvisato che avrebbe trovato in quella monnezza affossata nella terra un eccellente combustibile per propagarsi. Ma le storie assurde del parco di Centocelle sono innumerevoli. “Fino a qualche tempo fa – racconta ancora la portavoce del Pac – c’era un montenegrino che aveva allestito uno  sfascio abusivo proprio dentro il parco, aveva tre cani e si sentiva il padrone assoluto della zona, per fortuna, almeno in quel caso grazie a un intervento della Procura la situazione è stata risolta”.


Nella strada libera dalle auto non c’è quasi nessuno. Due operai stanno cercando di smontare un semaforo, anche questo completamente incenerito. Mentre alcuni autodemolitori continuano a guardare attoniti le loro attività andate letteralmente in fumo. Sono tutti convinti di una cosa: “Qualcuno ha voluto darci fuoco”. Ma chi? “E chi lo sa”, dice Gianni Congiu, 50 anni, uno dei titolari delle ditte di autodemolizione colpite dal rogo. “Di certo – spiega – i residenti ci odiano, aizzati dalla Raggi che su di noi nel 2016 ha fatto una campagna elettorale indegna senza poi risolvere nulla”. Perché quella di Centocelle è anche la storia di una faida di quartiere: residenti contro sfasciacarrozze. Sulla Palmiro Togliatti ce ne sono (o meglio sarebbe dire ce ne erano) 40, 18 abusivi, gli altre con le regolari concessioni prorogate nel tempo. E’ una situazione eterogenea. Congiu, che è fra i regolari, spiega: “Sono 20 anni che ci promettono di spostarci ma poi l’amministrazione non trova mai le soluzioni alternative, dice. “E ora non abbiamo più niente. Sono bruciati i ragni che valgono almeno 80 mila euro l’uno, le presse, altre 150 mila, i carratrezzi, altri 35 mila…Siamo disperati. Il comune non ci ha detto niente, né adesso, né prima… ce l’hanno con gli irregolari, ma qui non è mai venuto nessuno a fare un controllo. Noi regolari spendiamo 1,3 euro a litro persino per smaltire le acque piovane, avevamo chiesto di bonificare dai rifiuti l’area dietro il parco a spese nostre per evitare che accadesse una cosa del genere, il comune ce lo ha impedito”. Augusto 71 anni, anche lui pensionato non ci sta. “A me dispiace molto che  sono rimasti senza lavoro, ma sono 20 anni che devono andare via, gli avevano dato gli spazi sul raccordo e non ci sono voluti andare, hanno fatto ricorso. Possibile che debbano comandare loro qui?” Chissà.  Di sicuro c’è che il Pac libero nel marzo del 2019 aveva inviato un esposto ai vigili del fuoco per segnalare che negli sfasci senza licenza mancavano i sistemi anti-incendio. “Ci hanno risposto in punta di legge ‘Non è responsabilità nostra per gli autodemolitori sotto i 3mila metri quadrati’ e questo il risultato”. 

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