roma capoccia
Nel Lazio il M5s ha un problema con le prossime regionali
Teorema Lombardi. Le parole dell’assessore grillino, quelle di Virginia Raggi e il “che farà Conte nel Lazio?”
Il problema c’è, anche se ancora non si vede: che cosa farà il M5s alle prossime Regionali, visto il quadro che si è delineato a livello nazionale, con Giuseppe Conte che va da solo? Intanto sulla scena si muovono vari attori, tra cui, non a caso, Roberta Lombardi, già pilastro dei Cinque Stelle originari, oggi assessore, consigliere M5s alla Regione e architrave dell’alleanza locale Pd-M5s.
Lombardi non si può candidare, avendo fatto due mandati. Intervistata dal Corriere della Sera, qualche giorno fa, ha detto che sì, lei ha sempre inteso la politica come servizio civile a tempo determinato, ma ha anche detto che le piacerebbe continuare il suo lavoro sui temi della transizione ecologica e della trasformazione digitale, se “l’attuale maggioranza regionale dovesse ripresentarsi alle prossime elezioni regionali e vincere”. E accetterebbe di essere nominata nuovamente assessore, qualora glielo chiedessero. Solo che il campo largo su cui governa a livello locale Nicola Zingaretti, vista la separazione Pd-M5s nazionale (“laboratorio”, lo chiama Lombardi), al momento resta confinato all’esperienza laziale, dove, in prospettiva, l’alleanza Pd-Calenda porta acqua al candidato governatore e Assessore uscente alla Sanità Alessio D’Amato.
Intanto, però, sulla suddetta scena si muove anche l’ex sindaca Virginia Raggi, anche lei non ricandidabile, ma ancora molto supportata sul territorio e molto attiva, dal Comitato di Garanzia, come dura e pura che si mette di traverso a Conte sulle parlamentarie: “Le regole sono fatte per essere utilizzate”, ha detto Raggi, alludendo al rispetto del vincolo di residenza per i candidati, e mettendo il veto alle pluricandidature e ai capilista bloccati. “Il M5S non può essere preso come un tram da perfetti sconosciuti per entrare in Parlamento”, ha aggiunto l’ex sindaca (un tempo, come quasi tutti i Cinque stelle, sconosciuta ai più). E il “che fare” nel Lazio, per l’M5s, si intreccia inevitabilmente con il destino di Conte: se sarà ancora lui alla guida dei Cinque stelle, come farà a non essere conseguente, sul piano locale, e a non andare da solo? Eppure andare da soli per la Regione comporta molti rischi, visto il voto a turno unico (il centrodestra, già forte nelle province, brinderebbe). Ecco perché le parole distensive di Lombardi, nel momento di massima tensione nazionale Pd-Cinque stelle, fanno sperare quelli che vedono nel campo largo locale l’unica possibile soluzione all’avanzata della destra.