Roma Capoccia
"Ragionare sul piano locale". La strategia di Pd e M5s per allearsi in Lazio
"Il centrodestra è stato diviso al governo ma non ha mai messo in discussione le alleanze locali, perché dovremmo farlo noi", dice il segretario dem regionale Astorre. Mentre la grillina Roberta Lombardi chiede che a scegliere l'eventuale coalizione siano i territori
“Bisogna sempre tenere separato il piano nazionale da quello locale”. Bruno Astorre, segretario regionale del Pd, lo ripete fin dal giorno successivo alle elezioni: in Lazio per vincere serve tornare insieme. Proseguire con il modello Lazio – Pd, M5s, Terzo Polo – come se le elezioni non ci fossero mai state. Un’operazione di rimozione necessaria per sopravvivenza politica. Come lui, a prescindere dalle correnti, la pensa gran parte del Pd laziale e romano. “In questi anni - sostiene - il centrodestra è stato diviso al governo, con due partiti in maggioranza e uno all’opposizione, eppure non ha mai messo in discussione le alleanze locali, perché noi dovremmo fare una cosa così stupida?” A livello nazionale Pd, M5s e terzo polo continuano a guardarsi in cagnesco. In Lazio no. La giunta di Nicola Zingaretti conta due assessore grilline (Roberta Lombardi e Valentina Corrado) e la maggioranza rossogialla è sostenuta dall’unica esponente del terzo polo alla Pisana, la consigliera di Italia Viva Marietta Tidei.
Se fosse per loro non ci sarebbe alcuna ragione di rompere questa alleanza. Lombardi nei giorni scorsi lo ha spiegato velatamente ma in maniera chiara: “Non è questo il tempo di parlarne, ma è evidente che quando sarà il momento opportuno, dovrebbero essere i territori a dire la propria, perché sulle alleanze è giusto che la decisione arrivi dal basso verso l’alto e non il contrario”. Insomma, dovrebbero essere i grillini di Roma e del Lazio a dettare la linea a Giuseppe Conte e non l'inverso”. Un monito che ai vertici nazionali del M5s non è piaciuto. Ma non solo lì. Infatti per una Lombardi che rema da una parte c’è una Raggi che lo fa dall’altra. Scontro antico del M5s romano che, in un modo o nell’altro, si replica sempre. L’ex sindaca, oggi consigliera di opposizione in Campidoglio, è sempre stata fiera fautrice della corsa in solitaria. Lo ha preteso nella capitale lo scorso anno e vuole che accada lo stesso anche in Lazio. Non è un caso che negli scorsi giorni sia girata con una certa insistenza la voce di una sua eventuale candidatura come governatrice. Ipotesi subito stoppata dai vertici grillini che hanno spiegato come l’ex sindaca, giunta al terzo mandato in comune, non sia più candidabile. “Lo dovrebbe fare con una lista civica e sarebbe subito espulsa dal Movimento”, ha spiegato ieri Mariolina Castellone, capogruppo uscente dei grillini al senato e fedelissima di Giuseppe Conte. Poco dopo i consiglieri capitolini del M5s hanno smentito con forza questa ipotesi, ma vera o falsa che fosse testimonia di certo la divisione che anche tra i cinque stelle della capitale esiste sulle eventuali future alleanze per le elezioni regionali.
Secondo Astorre (ma è della stessa opinione anche il governatore uscente Nicola Zingaretti) per preservare il modello Lazio, è necessario tenere nella futura alleanza anche il terzo polo. Qui la questione è ancor più intricata. Tidei rimasta solo alla Pisana dopo le elezione in parlamento di Valentina Grippo (consigliera in quota Azione) è in imbarazzo. “Intanto portiamo a termine le cose che abbiamo cominciato”, spiega. “Poi, quando sarà il momento vedremo, bisognerà partire dai programmi, e sarebbe necessario un accordo forte, sarei ipocrita a negare che in questi anni abbiamo sì governato insieme, ma con i 5 stelle le frizioni non sono mancate”. La consigliera è consapevole che considerare una sfida locale una contesa elettorale in una Regione importante come il Lazio è quantomeno complicato. Carlo Calenda e Matteo Renzi si sono visti alcuni giorni fa e hanno deciso di rinviare il nodo regionali ponendo però già una condizione che sembra essere ostativa: mai con il M5s. “Il Pd dovrà scegliere o noi o loro”, ripete Calenda.