Roma Capoccia
Sulle strade si muore, ma Roma è senza autovelox
La polizia locale utilizza solo quelli mobili, mentre il tutor sulla galleria Giovanni XXIII è stato installato da un anno ma è ancora disattivo per una lite tra Simu e Agenzia Roma servizi per la Mobilità
Dopo la tragica morte di Francesco Valdiserri, il 18enne investito mentre camminava su un marciapiede a un incrocio di via Cristoforo Colombo, Campidoglio e Polizia locale hanno voluto dare un segnale. L’assessore alla Mobilità Eugenio Patanè lo ha annunciato subito: “Sistemeremo autovelox mobili su via Cristoforo Colombo per disincentivare chi con l’auto corre troppo”. E, in effetti, già dal giorno successivo sulla via che collega il centro della città a Ostia, ma anche in altre strade a scorrimento veloce, sono comparse le postazioni della polizia locale per il controllo della velocità: cavalletto, autovelox mobile e pattuglia.
Quella della scorsa settimana, purtroppo, è solo l’ultima clamorosa morte sulle strade romane. Nel 2022 le vittime sono oltre 100, i numeri della Capitale, tornati a quelli pre-pandemia (2019), fanno di Roma una delle città più pericolose per automobilisti e scooteristi. Certo non sono solo gli eccessi di velocità a rendere le strade della Capitale così insicure, ma un dato è certo: su questo Roma non fa abbastanza. Nella capitale i dispositivi mobili per il controllo della velocità sono praticamente gli unici attivi. In pratica, non ci sono autovelox fissi. In parte una scelta strategica, in parte un’inspiegabile inerzia politica e amministrativa. Per l’installazione sulle strade urbane, infatti, serve una preventiva autorizzazione del Prefetto. Per decine di postazioni, dalla Colombo al Muro torto, dalla tangenziale Est a via Tuscolana e via Gregorio VII, quell’autorizzazione in realtà esiste. La maggior parte degli autovelox autorizzati, il Foglio per molti impianti lo ha verificato, o non c’è o non è attiva. Come ha verificato negli scorsi giorni Repubblica l’assenza dei dispositivi è riscontrabile anche attraverso i dati di bilancio. Sui circa 90 milioni di euro riscossi dall’amministrazione per violazioni del codice della strada solo 4,6 riguardano sanzioni per eccesso di velocità, il 5 per cento. Numeri molto distanti da quelli delle altre principali città italiane dove le sanzioni per eccesso di velocità, con percentuali molto variegate, oscillano comunque tra il 13 e, addirittura, il 50 per cento del totale.
Ma perché è questa la situazione della Capitale? Le risposte sono molteplici. La prima è legata alle resistenze della Polizia locale: per gestire il numero di multe generate da un autovelox installato su una strada a scorrimento veloce servirebbe impiegare un numero di dipendenti considerato eccessivo.
La seconda è di ordine economico: un impianto fisso costa troppo. Per questo la passata amministrazione (quella di Virginia Raggi) votò per acquistare alcuni nuovi autovelox mobili, più economici e con una procedura burocratica più snella. Grazie a quell’intervento la polizia locale ha in dotazione 35 dispositivi , ma “per ragioni manutentive” sono molti meno quelli utilizzati ogni giorno sulle strade. Così come sono pochissimi, tre, gli “scout speed”, i dispositivi montanti direttamente sulle volanti per la rilevazione della velocità in movimento. Il terzo motivo che spiega l’assenza di autovelox sulle strade capitoline riguarda i limiti di velocità: spesso portati a 30 chilometri orari anche sulle vie a scorrimento veloce, un modo per evitare le richieste di risarcimento di chi fa un incidente a causa della manutenzione scadente del manto stradale: se il limite non è rispettato non si può presentare il ricorso. Ma un autovelox sulla Colombo con limite a 30 chilometri orari quante multe farebbe?
Una storia emblematica è quella del dispositivo Tutor sulla galleria Giovanni XXIII, il lungo tunnel che collega via della Pineta Sacchetti allo stadio Olimpico. L’impianto – una novità assoluta all’interno di una città, in grado di registrare la velocità media, con il doppio controllo in entrata e in uscita dalla galleria – è stato finanziato agli esordi della giunta Raggi, dopo una lunga procedura di gara, l’opera è stata realizzata, ma non è ancora attiva. “Ciononostante gli incidenti sono diminuiti perché la sola notizia dell’installazione ha fatto temere le multe agli automobilisti”, ha spiegato un dipendente dei vigili nel corso di una seduta della commissione Mobilità del XIV municipio. Perché però un impianto così all’avanguardia non è ancora attivo? Semplice il dipartimento dei Lavori Pubblici (Simu) e l’agenzia Roma servizi per la mobilità continuano a litigare su a chi spetterebbe la gestione del server che controlla l’impianto.