Foto di Roberto Monaldo, via LaPresse 

Roma Capoccia

Le radici romane della Costituzione, un libro di Valditara

Andrea Venanzoni

Il tratto saliente e comune ai pur diversissimi pensieri costituenti, da La Pira a Togliatti, è che esiste una matrice che si origina nella Capitale e che per alcuni era indice di libertà e per altri un vecchio strumento da eliminare 

Il diritto romano appare quasi come una preziosa reliquia disposta sul fondo di una teca: una struttura geologicamente incastonata nella identità culturale di un paese che non sa più abbeverarsi alle proprie radici.
Una macchina ornamentale, delicata, pregiata ma quasi impossibile da considerare pare integrante dell’oggi. A torto, però.
Ed è per questo prezioso il recente volume “Alle radici romane della Costituzione’” (Guerini e Associati) di Giuseppe Valditara, professore ordinario di diritto privato e pubblico romano a Torino e recentemente nominato Ministro dell’istruzione e del merito.

 

Il sottotitolo del volume dispone e dipana i macro-argomenti su cui la attenzione dell’autore si focalizza: la persona, la famiglia, lo stato, la proprietà e la libertà.
Il primo aspetto da sottolineare è il superamento dell’atteggiamento di polveroso e spesso ridondante ossequio che gli studiosi osservano per l’oggetto del loro studio, in una autoreferenzialità stordente e asfittica: al contrario, Valditara proietta la profondità mitografica e giuridica, ciò che Vauchez ha definito ‘il mito di Roma’, dell’esperienza romana nella contemporaneità dei lavori costituenti e nella poliedrica intensità di quel dibattito.
Il disegno che occuperà Valditara per le oltre duecento pagine del volume è limpido: una analisi diretta e pratica della forma romana del diritto, e della società, come influenza sul pensiero e nel dibattito tra i Costituenti.

 

Le radici romane, in positivo e in negativo, per adesione e per opposizione, della legislazione costituzionale, in primo luogo grazie alla sensibilità di Giorgio La Pira
O per meglio dirsi, il diritto romano come riconoscimento della ragione scritta, per riprendere la nota espressione di Vittorio Emanuele Orlando, e sia detto anche pratica in chiave kantiana, delle sfumature che vennero innervate in quegli intensi giorni che videro la modellazione della Carta, stesa al vento come vessillo di un mondo nuovo sulle macerie di un’Europa dilaniata dal conflitto e dai totalitarismi.

 

Proprio per questo è da meditare la analitica parte dedicata allo stato, per come sussunto nel testo costituzionale: la prevalenza della persona sulla fisionomia dello Stato è assunto originante da una visione romanistica di una ragnatela di rapporti contrattuali fondati sulla libertà e sul riconoscimento del senso profondo della persona, contro fagocitazioni idealistiche di un individuo spersonalizzato caduto nell’abisso di un corpo sociale totale.
Una lezione importante, tanto più che la visione caricaturale offerta dal fascismo della storia romana aveva finito per determinare una reazione pavloviana di repulsione, e che ad esempio si tradusse nel mancato riconoscimento espresso della capitalità di Roma che arriverà solo decenni dopo con la riforma del Titolo V.

 

Nella lunga carrellata di pensiero costituente e di distinte, spesso insanabilmente divergenti, opzioni ricostruttive e normative ci confrontiamo con la memoria culturale delle parole di, tra gli altri, Orlando, La Pira, Togliatti, Taviani, Perlingieri, con gli scontri e i tentativi di mediazione, avendo ben chiaro il tratto saliente comune: la matrice romana della forma ontologica di molti istituti giuridici che si stagliava sullo sfondo e che per alcuni era indice di libertà, per altri strumento vetusto da superare.

 

Nei capitoli su proprietà e libertà, emerge nitida una innegabile verità; l’esperienza giuridica romana, e Roma, hanno costituito un presidio di libertà, di tutela del singolo contro l’appetito montante degli apparati pubblici, di proprietà riconosciuta e sia pur socialmente funzionalizzata ma non fino ai modelli sovietici che invece una parte dei costituenti avrebbero voluto proporre. La famiglia come società naturale. La cura per la legislazione, autentico punctum dolens di un diritto contemporaneo sempre più arido e burocratizzato. La normativa eurounitaria di recupero di una concezione romana di proprietà. 
Spunti essenziali per comprendere come Roma sia stata e sia ancora oggi spirito di libertà, e laboratorio non per coreografiche nostalgie quanto per cesellare il presente.