No a un nuovo "schema Michetti"
Il nome che non c'è. Il centrodestra rimugina sulle ipotesi per le regionali nel Lazio
Sabato, alla festa per i dieci anni di Fratelli d’Italia, in Piazza del Popolo, il non avere un candidato potrebbe essere un problema
Il fantasma di Michetti, lo chiamano. O meglio: il fantasma dello schema Michetti, quella sorta di palude in cui il centrodestra romano si era trovato poco più di un anno fa, al momento di scegliere il candidato sindaco: tavoli su tavoli, nulla di fatto per mesi. Infine, con fatica, un nome poi risultato non vincente. Ma ora che il quadro generale appare più che mai favorevole, con Giorgia Meloni al governo e Fratelli d’Italia primo partito, quello che pareva un onore (poter indicare il nome del candidato governatore per le regionali d’inizio 2023) si sta trasformando in onere, per non dire proprio in grattacapo. E sabato, alla festa per i dieci anni di Fratelli d’Italia, in Piazza del Popolo, il non avere un nome potrebbe essere un problema, come pure potrebbe essere anche peggio averlo, ma senza avere il partito schierato come un sol uomo e con gli alleati di Lega e Forza Italia scontenti.
Fatto sta che Meloni è rimasta finora silente. Il rebus vede, da una parte, la volontà di restare su un nome politico. E il nome politico da cui si era partiti, e che avrebbe l’appoggio degli alleati e i primi sondaggi favorevoli, è quello del volto storico della destra romana e vicepresidente della Camera Fabio Rampelli. Perché non lui? si domandano i fan dell’ipotesi Rampelli, tanto più che il vicepresidente della Camera ha dato la sua disponibilità. Perché non loro? dicono invece i sostenitori delle ipotesi “altre”, e cioè coloro che, alludendo a trascorse tensioni Meloni-Rampelli (poi superate), vorrebbero accontentare la provincia e far correre Paolo Trancassini, già sindaco di Leonessa, oppure l’europarlamentare Nicola Procaccini, ex sindaco di Terracina. E se sembra arretrare l’idea di candidare l’ex consigliere regionale poi deputata Chiara Colosimo, i tre nomi suddetti restano in campo: portarli tutti e tre alla festa del partito, con il rischio di spaccarlo? O non portare nulla, con il rischio di spazientire Lega e Forza Italia?
E insomma, il pericolo di avvelenare il momento glorioso del decennale c’è, senza accordo preventivo. Anche perché gli alleati premono (e Maurizio Gasparri, da FI, fa notare che “ci vorrebbe un candidato immediatamente riconoscibile”). Nel dubbio, ha ripreso piede l’idea di puntare su un profilo civico-tecnico: quello del presidente nazionale della Croce Rossa Francesco Rocca. Cosa che scontenterebbe i rampelliani, da un lato, e i sostenitori della soluzione comunque politica dall’altro. Il fine settimana scioglierà il mistero?