Dispetti diplomatici
Il Campidoglio diffida l'Ambasciata russa per sbloccare il traffico
Palazzo Senatorio dà cinque giorni ai russi per sistemare le mura pericolanti della villa di Sergey Razov che hanno costretto il comune a chiudere una strada e ridurre la circolazione su un'altra creando enormi ingorghi tra Monteverde e l'Aurelio. Mosca non darebbe l'autorizzazione per procedere con i lavori
Che cosa c’entrano la guerra in Ucraina e il traffico di Roma? In apparenza assolutamente niente. Eppure in un pezzo della capitale l’assurdo accostamento suona meno delirante. Lo sanno bene gli automobilisti che vivono tra Monterverde e il quartiere Aurelio. Da fine ottobre in quel pezzo di città il traffico è andato in tilt. La ragione? Il 27 ottobre via delle Fornaci, strada che collega la stazione di San Pietro all’Aurelia Antica, è chiusa a causa di un muro perimetrale pericolante. E’ il muro di villa Abamelek, la residenza romana dell’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov. Pochi giorni dopo, il 4 novembre, il direttore del Municipio XIII, ha inviato una diffida formale all’Ambasciata per provvedere entro 60 giorni ai lavori di messa in sicurezza neccesaria per la riapertura della strada, mentre la presidente del municipio, la dem Sabrina Giuseppetti, pressata da commercianti e residenti esasperati, e resasi conto “di non aver a che fare proprio con un condominio” ha chiesto aiuto diplomatico al gabinetto del sindaco Roberto Gualtieri. Dall’Ambasciata avevano dato garanzie su un intervento tempestivo. Così non è stato. “Ci avevano spiegato di essere in attesa dell’autorizzazione all’intervento da Mosca”, racconta Giuseppetti.
Nel frattempo, era inizio dicembre, sempre dai giardini della villa dell’ambasciatore un albero è crollato su via Aurelia Antica, arteria di collegamento fondamentale della zona. I vigili del fuoco hanno immediatamente rimosso l’albero, ma anche in quel caso hanno dovuto certificare il dissesto di un altro muro perimetrale della villa. Sulla via la polizia locale ha disposto la circolazione a corsie alternate con semafori temporanei. Da allora percorrere la strada è diventato un incubo. Poco dopo il crollo dell’albero, con un post su Facebook, l’ambasciata russa si era scusata con i romani per il disagio, aveva promesso di “fare tutto il possibile per normalizzare la situazione al più presto” e garantito di essere “in stretto contatto con comune e municipio”. I funzionari dell’ambasciata avevano ancora un’altra volta rassicurato il Campidoglio, spiegando di essere ancora in attesa dell’autorizzazione da Mosca. Da alcuni giorni però a palazzo Senatorio ha iniziato a serpeggiare una pericolosa sensazione. “Il problema – spiegano – è che da ministero degli Esteri russo non rispondano alla richiesta di autorizzazione del pagamento dell’ambasciata”. Insomma, senza scomodare parole forti come ritorsione, la vicenda sembra sempre più avere i contorni di un dispetto diplomatico, vista la posizione dell’Italia che solo pochi giorni fa ha rinnovato il supporto anche militare a Kyiv. “Ci fate la guerra, vi diamo il traffico”.
Visto lo stallo, dunque, anche il Campidoglio ha scelto di intervenire. Martedì il direttore dipartimento dei Lavori pubblici Ernesto Dello Vicario ha vergato una diffida “a dare avvio con urgenza” ai lavori di messa in sicurezza del muro su via delle fornaci “entro e non oltre cinque giorni dalla data della notifica della presente così da permettere “il ripristino della libera circolazione veicolare su via delle Fornaci”. “Lo stesso genere di diffida sarà inviato all’Ambasciata nelle prossime ore anche per via Aurelia antica”, spiega il presidente Pd del XII municipio Elia Tomassetti. Se i russi non dovessero adempiere entro i cinque giorni stabiliti sarà il Campidoglio ad agire in danno. Si legge sulla diffida. “L’amministrazione, in qualità di ente gestore della strada, dovrà eseguire a proprie spese, in danno della proprietà, l’intervento urgente di messa in sicurezza, provvedendo successivamente a recupero delle spese sostenute e quantificate sommariamente in 50mila euro”. Non solo. Il Campidoglio chiederà all’ambasciata anche i costi di occupazione di suolo pubblico. Si legge: “Sarà cura dello scrivente Dipartimento comunicare al Municipio la superficie di suolo sottratta al libero uso, ai fini del recupero dei relativi indennizzi”. La cosa però potrebbe essere più delicata del previsto. Non è detto infatti che, vista l’extraterritorialità dell’ambasciata, i lavori possano essere effettuati se non con un puntellamento esterno. Si spera sufficiente a ridurre al più presto gli ingorghi.