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Fabio Rampelli: il candidato “eterno incandidabile”

Marianna Rizzini

Per il Lazio (e non solo) si fa sempre il suo nome. Ma ogni volta c'è qualcuno che gli rema contro. Il vicepresidente della Camera è considerato divisivo all'interno del suo stesso partito

E’ uno sfogo, quello di Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e uomo solido e storico della destra romana e dunque di Fratelli d’Italia. Ma è anche un j’accuse, quello comparso ieri mattina su Repubblica, all’indomani dell’ufficializzazione della notizia: alle Regionali non correrà lui, l’uomo che anche gli alleati di Forza Italia e Lega volevano, ma l’altro, il civico Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa Italiana. “E’ dal 2013 che alla vigilia del voto si fa il mio nome”, ha detto Rampelli, senza timore di essere smentito e pur mettendosi “sull’attenti come un soldato” che fa “quel che gli si dice”, perché da dieci anni è in effetti sempre candidato e sempre infine incandidabile, come dice lui scherzando.

 

E insomma: ogni volta c’è qualcosa (o qualcuno) che sotto sotto rema contro. Un tempo si diceva: gli attriti con Giorgia Meloni (“ma sono ormai risolti”, dicono i rampelliani in Fratelli d’Italia). Poi si è detto, in particolare quest’anno, che Rampelli non era favorevole al termovalorizzatore, oppure che la provincia voleva la sua parte, ed ecco la girandola di ipotesi attorno ai nomi di Paolo Trancassini e Nicola Procaccini, molto radicati sul territorio laziale, girandola che provocava anche il caso nel caso: Giorgia Meloni che, alla festa per i dieci anni del partito, invece di sciogliere l’enigma sul candidato governatore, anche per evitare l’effetto Michetti (dal nome del candidato sindaco perdente e scelto last minute dopo un anno di estenuanti trattative), non dice nulla di preciso. Soprattutto: non fa trapelare nulla che possa portare a Rampelli, comunque fino a due giorni prima in cima alla lista dei papabili.

E perché? si domandano non senza polemica i fan rampelliani, ricordando che Rampelli si era detto pronto a correre già a fine estate. E però, come sentendo avvicinarsi il responso (se non avverso, non favorevole), il vicepresidente della Camera, intervistato da La7, si era lasciato andare due giorni fa a un sorriso amaro: “La mia candidatura? Parliamo della sinistra divisa in Lombardia… Mica mi posso autocandidare, ma ho dato la mia disponibilità”. Come le altre volte: Rampelli vicino alla presidenza della Regione Lazio nel 2013; vicino alla candidatura a sindaco di Roma nel 2016, di nuovo “quasi” in corsa per le Regionali del 2018 e anche, inizialmente, per il Campidoglio (poi però fu scelto Michetti). E insomma, anche se lo volevano i moderati della coalizione, una parte di FdI lo considerava forse divisivo, dicono i dubbiosi. 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.