Roma Capoccia

“Il M5s ha rotto senza motivo”. Parla Alessandra Sartore

Gianluca De Rosa

La coordinatrice del programma di D’Amato spiega: “Il nostro progetto è in continuità con la giunta rossogialla. Partiamo in svantaggio, ma possiamo vincere"

 Alessandra Sartore, ex sottosegretaria dem al Mef e già assessora nelle giunte laziali di Nicola Zingaretti, ha agganciato sulla giacca la spilla di un leone: “Eh beh, per vincere ci servirà forza e anche un po’ di fortuna, partiamo svantaggiati”, ammette. Alessio D’Amato, candidato governatore di Pd, Terzo polo, Europa verde e il resto del campo largo, ma senza i 5 stelle, ha scelto lei per curare il suo programma elettorale che è stato presentato ieri pomeriggio al quarto piano del Luiss enlabs, palazzo marmoreo incorporato dentro la stazione Termini. Start-up e vista mozzafiato sui binari. Cinque punti cardine che rappresentano la composita coalizione: reddito di formazione (per la sinistra), comunità energetiche (per i verdi), innovazione 4.0 (per il Terzo polo), trasporti gratis per giovani anziani e sicurezza stradale (per la nebulosa identità dem).


Umbra di nascita e romana di adozione Sartore gode di considerazione enorme all’interno del Pd laziale. D’Amato la definisce così: “E’ la più brava di tutti, è quella che ha portato il Lazio fuori dal commissariamento”. Pensa per lei a un ruolo di spicco nell’eventuale giunta. Da queste parti non hanno dubbi: “Sarà la vicepresidente”. Lei si schermisce: “Lo deciderà D’Amato”. La scelta piacerebbe senz’altro anche a Zingaretti che di Sartore non si sarebbe mai voluto privare quando si trasferì a via XX settembre.  Il governatore uscente, uomo non certo avaro di sorrisi, quando la vede manifesta un entusiasmo che va oltre l’ordinario. Come ieri, quando era in sala, con il vice Daniele Leodori, l’assessore Massimiliano Valeriani, la capogruppo dem alla Pisana Marta Leonori, la coppia Monica Cirinnà, Esterino Montino e diversi assessori capitolini. In prima fila anche Andrea Orlando, Luigi Zanda e il presidente della Camera di Commercio Lorenzo Tagliavanti. Una certa continuità con il decennio zingarettiano. C’è solo una differenza, questa volta non ci saranno i 5 stelle. Sartore, che ha scritto le 92 pagine del programma “costituzionale”  di D’Amato (ognuno dei dieci punti ha come intestazione un articolo della Costituzione), forse avrà capito quali sono i punti che hanno spinto Conte a non trovare un accordo in Lazio. “La verità – dice – è che non c’è alcuna divisione programmatica, sugli assessorati che oggi sono di competenza delle due assessore 5 stelle, Turismo e Transizione ecologica, andremo in perfetta continuità, pensi che lo sviluppo delle comunità energetiche, che per l’assessora Lombardi, di cui sono amica, è stata un’ossessione, è uno dei cinque pilastri che abbiamo scelto per il programma”. 


Intanto, promette grandi cose per il Tevere, il fiume di Roma, ma anche della sua Umbria. “Si può fare molto, quando ero assessore al Patrimonio con cittadini e associazioni, siamo riusciti a portare risorse per i primi interventi sulla navigabilità, dalla foce di Fiumicino a Trastevere, ora abbiamo altri 50 milioni per mettere a posto le sponde e rendere navigabili questo bellissimo fiume come fanno le altre grandi città, da Londra a Parigi”. Da esperta di conti pubblici è contraria all’autonomia differenziata sognata dal governo. “E’ in Costituzione quindi capisco che se ne voglia dare attuazione, ma in questo momento ma la proposta di Calderoli non ha le basi per poter costruire un buon quadro legislativo, senza i livelli essenziali di prestazione come fai ad esempio a dire quanto deve andare alla Campania sul trasporto pubblico? Serve equità, così invece si va in un’altra direzione”. Su Roma, al centro del programma di D’Amato, è preoccupata. Settimana scorsa è bastata la somma di epifania e turisti in vacanza a chiudere due stazioni della metro A “per affluenza eccessiva”. Per il Giubileo ed Expo – dice – bisognerà attrezzarsi ci dobbiamo ricordare che tante cose si stanno facendo da poco tempo, ma bisogna correre, noi faremo la nostra parte per aiutare la capitale”. Con l’avversario del centrodestra, l’ex presidente della Croce rossa Francesco Rocca, messo alla gogna per una condanna di 38 anni fa, usa il fair play: “Rocca non lo conosco, ma non mi sento di attaccarlo su vicende di così tanti anni fa”.

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