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Roma Capoccia

Alle regionali resistono solo i ras locali, scompare il voto d'opinione ai dem

Marianna Rizzini

Esterino Montino, punto di riferimento del comitato per l’elezione di D’Amato, ha commentanto la sconfitta parlando di “colpo assestato dall’astensionismo”. Nel vuoto di percezione tornano le correnti, che attanagliano il partito: questo devono combattere i candidati alle primarie

Sconfitta netta, questo il responso delle urne per il centrosinistra nel Lazio. Un responso che arriva nel bel mezzo della campagna congressuale Pd, con le primarie che si stagliano, a questo punto, anche un po’ minacciose all’orizzonte. Che cosa fare per arginare il calo di consensi?, si domandano i candidati. Intanto però c’è un dato che fa riflettere: la sostanziale scomparsa del voto d’opinione a favore del Pd e la fotografia di un voto che, per quanto riguarda in particolare i dem, visto il minimo scarto tra numero di consensi espressi in termine assoluto e voti di preferenza, assomiglia a un antico voto “di tessere” (e correnti), quello che si voleva sconfiggere a parole da anni e che, non a caso, i candidati al congresso dicono di voler allontanare. Il Pd nel Lazio ha totalizzato 313.023 voti (21 per cento). Oltre all’ex candidato governatore Alessio D’Amato, entra in Consiglio con oltre 23 mila voti l’ex vicepresidente della Regione Daniele Leodori (appartenente ad Area Dem). Della stessa Area Dem fanno parte anche Emanuela Droghei (17.086 voti) e Michela Califano (9.561 voti).

 

Ci sono poi gli eletti di area Roberto Gualtieri-Claudio Mancini: Eleonora Mattia, 19.624 preferenze, e Mario Ciarla, 17.853 preferenze. Per l’area vicina all’ex governatore Nicola Zingaretti entra in consiglio regionale Massimiliano Valeriani, ex assessore, con 14.899 preferenze. Tra gli eletti anche Rodolfo Lena (con 6.735 voti) e i candidati cosiddetti “territoriali”: Sara Battisti a Frosinone (16.915 voti), Enrico Panunzi a Viterbo (11.600 voti) e Salvatore La Penna a Latina (7.118 voti). Andando a sommare i voti presi dai candidati eletti e non eletti tra Roma e provincia, si riscontra appunto uno scarso margine tra voti assoluti e voti di preferenza: i consensi espressi per i dem sono soprattutto consensi legati a un candidato, come se l’elettore, di suo disamorato, avesse trovato motivazione soltanto nel caso in cui volesse proprio esprimere un nome. Parla d’altronde il dato dell’affluenza, ferma al 37,2 per cento. Non per niente, nel momento del riconoscimento della sconfitta, Esterino Montino, sindaco di Fiumicino e punto di riferimento del comitato per l’elezione di D’Amato, ha parlato di “colpo assestato dall’astensionismo”, in un voto “complicato…. la Regione è meno percepita”. Ed è nel vuoto di percezione che tornano le correnti e i capi locali che Elly Schlein e Stefano Bonaccini, i due candidati favoriti per le primarie, si sforzano ogni giorno di lasciare sullo sfondo, non potendo del tutto allontanarle dalla scena.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.