Roma Capoccia
Concorsopoli Pd: i compagni risarciscono Rocca
Lo ha stabilito la Corte dei conti. Gli uomini della sinistra regionale assumevano i loro clientes: ora dovranno ripagare
I “compagni” della concorsopoli del Pd dovranno risarcire la regione Lazio dei Fratelli d’Italia di Francesco Rocca. Oltre al danno erariale, la beffa. E così, grazie agli incastri dettati dai tempi della Corte dei Conti, accade che il verdetto sul risarcimento arrivi quasi in concomitanza con il cambio della guardia alla Pisana. Dai giallorossi di Nicola Zingaretti al centrodestra. E non importa che, secondo il documento visionato dal Foglio, a essere stata danneggiata dai comportamenti dei protagonisti dello scandalo sia stata l’Istituzione allora rappresentata al vertice dall’ex segretario del Pd.
Gli uomini passano, la Regione resta. Andrea Mori, Elpidio Bucci, Riccardo Rapalli e Valentina De Vietro, coinvolti tre anni fa nella concorsopoli che ha terremotato il Pd laziale, dovranno restituire 72.562 euro alla Regione Lazio ora conquistata da Fdi, il partito che ha cavalcato più di tutti l’inchiesta partita da un concorso al Comune di Allumiere e che poi si è allargata alla Pisana di Zingaretti.
Nel 2021 l’amazzone anti-concorsopoli in prima linea nel denunciare gli intrecci tra i burocrati di una serie di comuni del Lazio e i dem locali era proprio Chiara Colosimo, allora consigliera regionale meloniana, presidente della Commissione Trasparenza, adesso deputata del cerchio magico della premier Giorgia Meloni.
Tra un’intervista di fuoco e un’ospitata al talk Non è L’Arena di Massimo Giletti, Colosimo non ha mai abbandonato la prima linea della trincea. Una battaglia portata avanti con durezza in Consiglio regionale da tutto il gruppo di Fratelli d’Italia. Partito che, a differenza della Lega, non è stato lambito da quel “sistema” e “stipendificio del Pd”, così come era stato definito dall’opposizione e dai giornali che hanno scoperchiato il vaso di pandora delle assunzioni pilotate. Ed ora, scherzo del destino, la Corte dei Conti ha stabilito che chi ha gestito il concorso di Allumiere da cui è partito tutto dovrà risarcire la Regione Lazio a trazione destra-centro.
Secondo i giudici della Corte dei Conti “il Consiglio della Regione Lazio ha assunto, tra gli altri idonei collocati nella graduatoria del concorso da istruttore amministrativo del Comune di Allumiere, due soggetti che, in assenza delle condotte illegittime dei componenti della Commissione, non avrebbero potuto sostenere le prove selettive e dunque riportare un’idoneità”. Sì perché, a fine dicembre del 2020, l’Ufficio di presidenza della Pisana ha autorizzato l’assunzione di 16 funzionari da “pescare” attingendo all’ultima graduatoria svolta in Regione, un passaggio consentito dalla legge. Solo che il ranking più recente era quello del Comune di Allumiere, dove la limpidezza del concorso era stata viziata da una serie di irregolarità, con la commissione esaminatrice accusata di avere cambiato in corsa le regole per ampliare la platea degli “idonei” e dirottarli in altre amministrazioni, tra cui la Regione.
Il marchio di “concorsopoli del Pd” deriva dal fatto che molti degli assunti avevano la tessera dem in tasca. E Antonio Pasquini, ex sindaco di Allumiere poi prosciolto, era un collaboratore dell’ex presidente del Consiglio regionale Mauro Buschini, mai indagato, eppure costretto alle dimissioni. Ma torniamo al testo della decisione della Corte dei Conti. Nel documento viene spiegato che le due assunzioni illegittime sono quelle di Pietra Marmorale e Andrea Aru. I due, tra dicembre 2020 e marzo 2022, hanno percepito rispettivamente dalla Regione 35.558 euro e 37.003 euro. Da qui i 72.562 euro che i tre membri della commissione del concorso di Allumiere e la moglie del presidente di commissione dovranno rifondere nelle casse della Pisana.
Nel gioco degli specchi del concorso gate del Lazio partito da un paesino di 4 mila abitanti vicino a Viterbo, ma compreso nella città metropolitana di Roma, la Regione è vittima e carnefice, in un intreccio tra scandalo mediatico e verdetti giudiziari. E i 72 mila euro che gli “amici del Pd” dovranno restituire all’Istituzione ora guidata dalla destra di Rocca sono solo l’ultima beffa.