Sir Antonio Pappano con il re Carlo a marzo 2020 (Foto LaPresse) 

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Antonio Pappano a Londra con Santa Cecilia nel cuore

Roberto Raja

Il concerto del commiato dopo 18 anni come direttore musicale dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia. Poi dirigerà la musica per l’incoronazione di re Carlo: oltre un’ora di spettacolo, con cinque pezzi nuovi, con coro, orchestra e fanfara disseminati nell’Abbazia di Westminster

Una prima assoluta, la voce e il canto, una sinfonia del Novecento inoltrato: un “programma Pappano” – lo definisce lui stesso – conclude così la lunga storia romana di Sir Antonio Pappano: diciotto anni come direttore musicale dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia. Ma la locandina del concerto in programma questa sera alle 19.30 (con repliche domani alle 20.30 e sabato alle 18) dice anche qualcosa di più delle idee musicali del direttore. Nella scelta di Dosàna nova di Claudio Ambrosini, in prima esecuzione, c’è l’attenzione alla musica contemporanea e la fiducia nel fatto che si possa trasformare l’esperienza della musica moderna eludendone la fatica d’ascolto: “Perché la si può rendere accattivante per il pubblico e prima ancora per l’orchestra: e credo di esserci riuscito, in questi anni, lavorando con questi splendidi musicisti”, dice Pappano. L’ipnotica inattualità dei Quattro ultimi Lieder di Richard Strauss (con il soprano Asmik Grigorian), estrema elegia del canto sulle macerie del Novecento – “un canto mai piagnucoloso, però”, chiosa il direttore d’orchestra – ha il passo e il colore ideale del commiato.

La Decima di Shostakovich, infine, chiude il cerchio che s’era aperto nell’aprile del 2002, con il primo concerto di Pappano sul podio dell’Orchestra di Santa Cecilia: anche allora, nell’auditorium di via della Conciliazione, sui leggii a chiudere il programma c’era questa sinfonia. E tra quell’inizio e questa fine (non del tutto: Pappano tornerà a Santa Cecilia come direttore emerito con una-due partecipazioni all’anno) una collana di oltre 700 serate – come direttore, come camerista e pianista – che hanno offerto al pubblico romano un repertorio vastissimo. I rimpianti per il non fatto hanno poco spazio: “Avrei potuto eseguire qualche cosa di più di Haydn e Mozart, di Bruckner, anche… Ah, Bruckner…”, sospira il maestro. E poi ci sono le 34 incisioni discografiche e le tournée in Europa e nel mondo, con la recente ciliegina della residenza al Festival di Pasqua di Salisburgo nel 2024.

Ora che torna a tempo pieno in Inghilterra, dove guiderà la London Symphony, Pappano riconosce che questi diciotto anni romani hanno arricchito il suo bagaglio artistico e professionale: “Si è sviluppato l’orecchio, e anche il braccio è maturato. Sì, sono un direttore più bravo di prima”, riconosce con un sorriso, “e a questa mia crescita è corrisposta quella dell’orchestra, uno strumento musicale che oggi è capace di adattarsi al repertorio, di cambiare da così a così da un brano all’altro”. A Londra nell’immediato lo attende un fuoco di fila di prove al Covent Garden: Wozzeck, Trovatore e Werther. E poi il “programma enorme” per l’incoronazione di re Carlo: oltre un’ora di musica, con cinque pezzi nuovi, con il coro, l’orchestra, l’organo e una fanfara disseminati nell’Abbazia di Westminster. E in testa a tutti la bacchetta di Sir Tony, che per l’occasione indosserà anche il frac.

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