Roma Capoccia
Addio ad Altaroma, forse le scuole sfileranno ai giardinetti
Chiude il consorzio incaricato di gestire concorsi ed eventi di moda a Roma. Onorato vuole mettere a disposizione degli istituti scolastici gli spazi pubblici in cui sfilare ma nessuno ha ancora capito cosa succederà ora
Dall’ufficio dell’Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda, Alessandro Onorato, che l’altra sera stringeva felice mani all’apertura dell’hotel Bulgari di piazza come se quella meraviglia razionalista di piazza Augusto Imperatore al cui restauro il ceo Jean Christophe Babin lavorava da cinque anni fosse anche un po’ opera sua, dicono che “la questione” si risolverà fra settimane, anzi giorni, forse ore, che un annuncio è imminente, e che tutto andrà per il meglio nel migliore dei mondi possibili. Allo stato attuale, la parabola di Altaroma, la società consortile di “sfilate, concorsi ed eventi di moda a Roma” sostenuta da Comune, Regione e Camera di Commercio, come da sito non più aggiornato da mesi, si è conclusa dopo ventuno anni di vita ininterrotta e anche gloriosa, ancorché molto accidentata. La fondazione che avrebbe dovuto sostituirla e che era negli obiettivi del Comune, e in particolare di Onorato, non è infatti nata nei tempi previsti e annunciati più volte, cioè un anno e ancora due mesi fa; la Regione che aveva dato la propria disponibilità per voce della vicepresidente Roberta Angelilli (“sono stati stanziati 500mila euro per la creazione dell’ente e altri 166mila euro per coprire le spese di esercizio”) tace, esattamente come ICE a cui spettava, come da missione, la valorizzazione internazionale del progetto. Dopo la messa in liquidazione, per i cinque dipendenti di Altaroma sono arrivate le lettere di licenziamento. Alcuni di loro, forti di un lungo preavviso, si trovano ancora negli uffici di via dell’Umiltà, cioè nel palazzo della Camera di Commercio che li ospita da molti anni in un grande, tortuoso e fascinoso appartamento. Forse collaboreranno al progetto espositivo di accessori e giovani realtà imprenditoriali nella moda, modello Showcase, che la Camera di Commercio progetta dall’11 al 13 di luglio al Tempio di Adriano: il bando è aperto, lo trovate sul sito, è ben finanziato benché non bastino i finanziamenti, pur necessari: questi eventi vanno infatti organizzati con sapienza, resi attraenti per un pubblico di buyer e specialisti; questo è il loro scopo, e farlo è meno semplice di quanto sembri. Valorizzare i giovani talenti ha poco o nulla da spartire con la sfilata di vecchi modelli mirata al consenso popolare-elettorale a via Veneto in cui i turisti fanno oh e sul quale Onorato si spese molto lo scorso anno, ponendola quasi sullo stesso piano della faraonica, geniale e sofisticatissima sfilata di Valentino sulla scalinata di Trinità dei Monti che contribuì alla vittoria di Pierpaolo Piccioli come designer dell’anno a Londra pochi mesi dopo.
La moda ha regole che le regole romane non sospettano nemmeno, benché avrebbero potuto intuirle, in tanti anni di frequentazione di nomi come Simonetta Gianfelici o Silvia Venturini Fendi, presidente di una progettualità di livello internazionale così evidente che solo una settimana fa, e questo risultato suona davvero come uno schiaffo, ha portato alla vittoria del LVMH Prize, l’incubatore più importante a livello mondiale Satoshi Kuwata, lo stilista nipponico-italiano titolare del brand Setchu che lo scorso anno vinse il premio Altaroma-Who’s on Next. Nessuno ha ancora capito che cosa succederà fra tre settimane: nelle ultime due serate, e ancora poche ore fa, Onorato ha convocato i rappresentanti delle università e delle scuole di moda romane, la compagine più nutrita nella formazione a livello nazionale, per comunicare che il Comune intende mettere a loro disposizione spazi pubblici in cui sfilare. Come, dove, con quali supporti, quali strutture, quale coordinamento, nessuno ha avuto il coraggio di domandarlo, benché la frustrazione e l’irritazione di tutti sia palpabile. In questo vortice di inconcludenza e di mancata conoscenza delle dinamiche della produzione di moda, stanno infatti finendo le risorse presumibilmente già stanziate da ICE per la manifestazione di luglio, oltre alla perdita da parte di Roma e del Lazio di un ruolo propulsivo riconosciuto a livello internazionale, individuato e definito d’accordo con MISE, MAECI e appunto ICE per finalizzare un finanziamento annuale compreso fra uno e 1,8 milioni di euro, sostenuto inoltre da investimenti ingenti da parte di tutti gli (ex) soci.