Roma Capoccia

Lo zampino di Carocci sul cinema Metropolitan

Alessandro Luna

Il golden boy della sinistra romana esultava quando l'allora presidente della Regione Lazio bloccava i lavori per riaprirlo. Ora si candida a gestirlo

Dove c’è un cinema c’è lui. Pronto a fare le barricate se il progetto non gli piace o a srotolare tappeti rossi se il progetto lo aggrada. Lui è Valerio Carocci il cinema in questione è il Metropolitan. Alcuni romani se lo ricordano: all’inizio di via del Corso, con alle spalle piazza del Popolo, comprendeva quattro sale da circa 400 posti complessivi. Cessò le sue attività nel 2010 e fu comprato da una società, la D.M. Europa, che realizzò un progetto per riaprirlo. Da allora è dismesso e abbandonato, anche se pochi anni fa i proprietari erano a un passo dall’ottenere l’autorizzazione per riqualificarlo. Poi è successo qualcosa: nel 2022 il progetto, che aveva incassato un anno e mezzo prima in due occasioni il via libera della regione Lazio, è stato improvvisamente bloccato proprio dall’allora governatore Nicola Zingaretti. Il piano prevedeva la ristrutturazione dell’edificio, la conversione di alcuni ambienti in spazi commerciali  e il mantenimento di una delle quattro sale da 99 posti, che sarebbe poi stata concessa gratuitamente al comune di Roma per proiezioni e iniziative culturali, per 120 giorni all’anno. Inoltre, la società si sarebbe impegnata ad assumere 60 dipendenti e avrebbe pagato 7 milioni al comune di Roma per riportare in attività e ristrutturare due cinema: l’ex Apollo e l’ex Airone.

 

Il progetto, che avrebbe consentito di riaprire tre sale, aveva ottenuto l’approvazione della giunta e dell’Assemblea capitolina, incassando in conferenza dei servizi il parere favorevole di tutti gli enti coinvolti, tra cui le Aree tutela del territorio e urbanistica della regione Lazio, della polizia locale di Roma Capitale, del primo municipio e del ministero dei Beni culturali. Insomma, sembrava fatta, tanto che la D.M. Europa aveva già stanziato 8 milioni per la riqualificazione, di cui una parte è già stata usata per ristrutturare la facciata dell’edificio. Soldi che ora rischiano di finire del tutto sprecati. Un anno e mezzo dopo infatti la Regione Lazio ha improvvisamente fatto passare una delibera che, sulla base degli stessi elementi che avevano portato al via libera, negava invece l’approvazione del progetto. Cosa ha fatto cambiare idea a Zingaretti? La delibera che blocca la riapertura del cinema Metropolitan cita una norma, varata dalla stessa regione nel 2020, che per le riqualificazioni dei cinema impone che almeno il 70 per cento sia destinato ad attività culturali, mentre il progetto lascerebbe aperta solo una sala.

Ma l’intervento aveva ottenuto comunque il via libera in deroga del piano regolatore, con tanto di 7 milioni di oneri concessori. La motivazione della scelta di Zingaretti, in sostanza, non era certamente né scontata, né obbligata. E’ stata la volontà precisa della regione  di non far andare avanti. Il motivo, però, ancora non si sa. Ma qualche ipotesi  comincia a circolare, in particolare sul ruolo svolto in questa vicenda da Valerio Carocci, animatore delle arene estive a piazza San Cosimato. Non è affatto un mistero il suo rapporto molto stretto con l’ex presidente della Regione Lazio del Pd. Proprio a lui, dal palco di una delle sue arene, il 6 luglio 2022, Carocci rivolse parole di stima per la delibera che bloccava il progetto. “Un grande applauso alla regione Lazio, guidata da Nicola Zingaretti, che ha bocciato la riconversione del cinema Metropolitan in un ennesimo centro commerciale su via del Corso. La destinazione d’uso di quella sala rimarrà un cinema, quindi grazie Nicola”. Invece è rimasta, e probabilmente rimarrà, un posto abbandonato e degradato in una delle vie più importanti del centro storico. Perché la società proprietaria ha già speso molti soldi nel progetto e nella riqualificazione, e non è assolutamente intenzionata a vendere l’immobile.

Nonostante questo, ieri su Repubblica una società concorrente, la Lucisano media group, ha rilasciato una dichiarazione per far sapere che “è molto interessata” a comprare le mura dell’ex Metropolitan, avendo anche parlato “con una persona a noi molto vicina” che li ha messi “in contatto con l’assessorato capitolino all’urbanistica” a cui ha manifestato il suo interesse. Assessorato che si è evidentemente dimenticato di far presente alla Lucisano che il Metropolitan è un edificio privato, di proprietà di un gruppo che ribadisce ancora oggi: “L’immobile non è in vendita”. Eppure Valerio Carocci ci ha tenuto a far prontamente sapere, sempre a Repubblica, che ha “incontrato Lucisano per un eventuale nostro coinvolgimento”.

Insomma, da qualche tempo l’animatore di alcune delle arene estive romane sembra aver messo gli occhi sull’ex Metropolitan, tanto che, come più fonti ci confermano, sarebbe stato proprio lui a insistere, con il comune e la regione, affinché il progetto di riapertura venisse bloccato. Con tanto di ringraziamento pubblico dopo la delibera che vanificava tutti gli investimenti fatti fino a quel punto. Nulla di nuovo sotto al Colosseo, se si considera che quando il comune era indeciso se concedere o meno 300 mila euro al Piccolo America per le arene estive, Carocci non si era fatto problemi a barricarsi nel comune di Roma minacciando di non uscire fino a che i finanziamenti non sarebbero arrivati. Cosa che, effettivamente, successe.