In platea le luci sono spente, 150 persone ascoltano attente. Sul palco un fascio di luce illumina un uomo in piedi e ben microfonato. Camicia blu, pantalone chiaro. Non è stand up comedy, non c’è Maurizio Battista, un po’ si ride, ma di battute non se ne fanno. Al teatro centrale, via Celso, traversa che collega piazza del Gesù a via delle Botteghe oscure, un passo dal Campidoglio, non si può fare altro: si parla di politica. Gesticolando e camminando da una parte all’altra sotto il faro che lo segue parla Claudio Mancini, deputato Pd e gran suggeritore del sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che fu convinto a candidarsi proprio dall’insistenza del deputato e di Goffredo Bettini. Titolo: 12 mesi di opposizione. Spiega Mancini: “Era per raccontare quanto successo alle persone che mi hanno aiutato durante la campagna elettorale”. E’ un evento pop e antico insieme. Video incalzanti e analisi complesse. Un po’ Leopolda renziana, un po’vecchia riunione di sezione. Mancini parla due ore filate. Dal renzismo sono mutuate le forme (notevole il montaggio con le ripetute richieste di fiducia del ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani con tanto musica elettronica per introdurre il tema “svuotamento del potere delle Camere”). Dalla tradizione, invece, arrivano la struttura dell’analisi: si parte dalla situazione internazionale, poi si parla di quello che succede in Italia, infine si commenta il local, Roma. Organicismo pieno, tutto si tiene.
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