Roma Capoccia
Nella capitale è caos cantieri, ma Gualtieri va avanti
“Sono opere che dovrebbero già esserci, non può fermarci il nervosismo dei cittadini”, dice il sindaco dall’assemblea dell’Anci
Da lungotevere a piazza Venezia, i cantieri per il Giubileo e per la metro C fanno impazzire i romani. Per le strade del centro il traffico è in tilt. E però, potrebbe obiettare qualcuno, che nel 2025 si sarebbe celebrato l’Anno santo lo si sapeva almeno dal giubileo ordinario precedente, quello di 23 anni fa. Insomma, non ci si poteva organizzare un po’ meglio? Ieri, replicando alle polemiche, il sindaco Roberto Gualtieri, dall’Assemblea dell’Anci a Genova, si è difeso: “Mi prendo la responsabilità del fatto che Roma ora è un grande cantiere. Sì può sempre fare di più, migliorare le cose, migliorare come vengono comunicate…solo una cosa non si può fare: per paura di irritare i cittadini rimandare le opere necessarie e scaricarle su chi verrà dopo. A Roma – ha aggiunto – questa cosa è successa spesso in passato e così ora la città si ritrova, ad esempio, senza metropolitane”. Nonostante i disagi soprattutto su piazza Venezia, un cantiere aperto da pochi giorni e che per completare la stazione della metro C durerà 11 anni, il sindaco ha rivendicato la scelta: “Quando mi hanno detto che la stazione metro C a piazza Venezia l’avremmo dovuta far partire dopo le elezioni ho detto no. Bisogna avere i nervi saldi, intervenire quando si compiono degli errori, ma bisogna andare avanti. I romani capiscono”. Capiranno davvero? Su questo il sindaco forse sbaglia, ma sul resto ha in gran parte ragione. I due cantieri che stanno generando in questi giorni le maggiori polemiche sono, sembra incredibile, delle incompiute del passato. Il sottovia di piazza Pia, opera simbolo del Giubileo che consentirà la pedonalizzazione dell’area che collega Castel Sant’Angelo a San Pietro, era stata progettata già nel 2000. Mentre la stazione Venezia della metro C, se la progettazione (e in parte i lavori della linea) non si fossero arenati tra la fine della giunta Alemanno e durante le giunte di Marino e Raggi, oggi saremmo molto più avanti. Ma c’è una domanda ancora più incredibile. Com’è possibile che si fermi il traffico a piazza Venezia, cuore della zona a traffico limitato del centro storico, quell’area insomma dove di auto quasi non dovrebbero circolarne? La risposta lascia di stucco. La Ztl di Roma è un colabrodo. I permessi per accedere sono circa 300 mila. Un numero gigantesco. Il Campidoglio ne è consapevole e lavora a una stretta. Una parziale è arrivata circa un mese fa e riguarda i permessi d’accesso per i disabili. Fino a settembre a chi aveva diritto venivano forniti tre pass che – udite, udite – potevano essere utilizzati contemporaneamente. Politiche inclusive per disabili con il dono dell’ubiquità. Dopo la stretta del Campidoglio i permessi sono stati ridotti a due e possono essere usati uno per volta.
All’assurda situazione dei permessi d’accesso alla Ztl si aggiungono i dati strutturali della città. A Roma, dove muoversi è un’impresa, non esiste un efficace sistema di informazione ai cittadini sulla mobilità. Insomma, quando il cantiere di Venezia è stato aperto, lo sapevano praticamente solo i giornalisti che avevano partecipato alla conferenza stampa del sindaco. A questo si aggiunge quello che le cronache cittadine sono costrette a raccontare tutti i giorni. Un sistema di trasporto pubblico che non funziona. Basti un dato: l’Atac, che continua a gestire in monopolio il servizio, dichiara di fare oggi 84 milioni di chilometri/vettura l’anno, ovvero la somma dei chilometri percorsi da tutta la flotta bus nel corso di tutto l’anno, 15 anni fa ne faceva 120, ma la rete è rimasta la stessa. Il servizio su gomma si è quindi ridotto del 30 per cento.
A questo si aggiunge la situazione dei taxi. I tassisti, anche loro vittime del traffico, pretendono adesso dal Campidoglio tariffe più alte e vogliono anche un aumento del “minimo” speso per ogni corsa. Intanto però di auto bianche continuano a non trovarsene. Il governo ha inserito una procedura semplificata per aumentare in fretta le licenze del 30 per cento, ma il Campidoglio ha deciso di non utilizzarla. La procedura non prevedeva che parte dei fondi ottenuti dai ricavi delle nuove licenze (che saranno emesse a titolo oneroso) andassero al comune, mentre la procedura ordinaria prevede che il 20 per cento sia destinato alle casse comunali per stalli e parcheggi. Insomma, Gualtieri parla di mille nuove licenze, ma tra istruttori, pareri e curvature amministrative di ogni genere, così rischiano di passare anni. Se il traffico esplode e il sindaco ne rivendica però le buone ragioni, allora aiuti almeno i romani a non prendere l’auto.