Roma Capoccia
Numeri e abusi della Chiesa: cosa non torna nel rapporto spagnolo
In Spagna è stato presentato un rapporto à la francese sulle violenze: “440 mila casi”. Ma non è vero
Dopo gli Stati Uniti, la Germania e la Francia, tocca alla Spagna. Pochi giorni fa è stato presentato alle Cortes un rapporto (più di 770 pagine) del Defensor del Pueblo che fa luce sulla piaga degli abusi sessuali commessi da esponenti della Chiesa cattolica negli ultimi decenni. La metodologia scelta è quella delle interviste: nello specifico sono state poste domande a 8.013 persone con più di 18 anni. Secondo i dati elaborati, ad aver dichiarato di essere stato abusato (in varie forme) sarebbe l’1,13 per cento della popolazione. Numeri esatti non ve ne sono, ma tanto è bastato perché i media iberici titolassero che si tratta di 440 mila vittime. Dopo ventiquattr’ore, la replica del presidente della Conferenza episcopale spagnola, il cardinale Juan José Omella: “Il rapporto non fa alcuna estrapolazione, ma alcuni media lo fanno intenzionalmente. Si riferisce a 487 casi documentati” e 1.125 casi si riferiscono a dati forniti dalla Chiesa stessa. E in effetti, si scopre che degli 8.013 casi “solo” 90 hanno affermato di aver sofferto di abusi sessuali in “ambito religioso” e di questi sono 48 i casi in cui gli abusi sono in capo a un sacerdote o un religioso cattolico. Ovviamente anche una sola vittima conta, ma pur chiedendo scusa e dicendosi disposti a studiare forme di risarcimento, i vescovi ribadiscono che i numeri che hanno trovato spazio sui giornali non sono quelli del sondaggio.