Roma Capoccia

I tanti guai del Pnrr della mobilità della capitale

Gianluca De Rosa

Dai fondi saltati per la chiusura dell’anello ferroviario alla rimodulazione sulla Tva. E l'effetto paradossale Giubileo sul piano europeo. Oggi Gualtieri in Consiglio

 La Termini-Vaticano-Aurelio, la tramvia del centro storico si farà? Per rispondere a questa domanda oggi il sindaco Roberto Gualtieri interverrà durante una seduta straordinaria dell’Assemblea capitolina. Un passaggio necessario dopo le notizie degli ultimi giorni. Il Pnrr, al capitolo mobilità, a Roma non sta andando affatto bene. Il primo lotto della tramvia – da stazione Termini a piazza Venezia – era stato finanziato con 120 milioni del piano europeo, doveva essere uno dei regali per l’Anno santo alla città. Già da tempo però si era capito che l’opera non sarebbe stata pronta per l’inizio del 2025. Ma adesso c’è di più: il cantiere della tramvia rischia di chiudere addirittura dopo giugno 2026, la dead line improrogabile dell’Europa sul Pnrr. Per questo – come svelato dal Messaggero – la commissaria di governo per le linee tramviarie di Roma, Maria Lucia Conti, ha scritto al ministero dei Trasporti chiedendo un’audace spostamento di risorse: non un’infrastruttura, ma delle vetture, 10 per la precisione per un’altra tramvia finanziata dal Pnrr, quella sulla Palmiro Togliatti.
La lettera della Conti mette in evidenza anche un effetto paradossale: invece di moltiplicare gli investimenti la coesistenza temporale di Giubileo e Pnrr rischia di farli saltare. Nella missiva spiega come il rischio di non farcela derivi anche da “un periodo di sospensione dei lavori della Tranvia Termini-Vaticano-Aurelio di Tva per non interferire con gli eventi giubilari”. 


E adesso che accadrà? La Tva potrebbe non essere più realizzata? A far saltare sulla sedia i sostenitori dell’opera anche in casa Pd è stata la dichiarazione del consigliere regionale Mario Ciarla, considerato vicinissimo al sindaco. “Visto che per il Giubileo del 2025 non sarebbe mai pronta, abbiamo tutto il tempo per fare una riflessione approfondita sull’opportunità di questa infrastruttura”, ha dichiarato Ciarla commentando la richiesta di rimodulazione dei fondi. Anche per smentire questa versione dei fatti ieri Gualtieri ha spiegato: “Si tratta solo di una rimodulazione tecnica, l’opera si farà”. Un concetto che sarà approfondito numeri alla mano oggi in Assemblea capitolina. Ma le cose sono complicate. La tramvia Palmiro Togliatti, secondo l’ultimo rendiconto della commissaria di giugno 2023, era in ritardo rispetto al cronoprogramma: il cantiere chiuderebbe dopo la scadenza del Pnrr, a settembre e non a giugno del 2026 come vuole l’Europa. Anche quest’opera insomma è a rischio. Anche per questo la richiesta i fondi Pnrr tolti alla Tva dovrebbero in teoria finanziare la fornitura di tram aggiuntivi, un’operazione che renderebbe più facile rispettare le scadenze europee visto che la gara per l’acquisto di 121 nuovi tram, assegnata a settembre, nona ha creato problemi e le vetture saranno consegnate nel 2025. Ma Roma rischia così di finanziare con il Pnrr l’acquisto di diversi tram, ma non avere poi certezze sulle infrastrutture su cui questi tram dovrebbero viaggiare.


Tra le infrastrutture di trasporto pubblico che hanno già perso i fondi europei non si può poi non ricordare la chiusura dell’anello ferroviario. La rimodulazione in questo caso l’ha decisa il governo, sottraendo all’opera 175 milioni, dei 262 necessari, per la realizzazione della linea Vigna Clara-Tor di Quinto, uno dei tasselli essenziali per completare l’arco nord dell’anello. I cantieri d’altronde non sarebbero potuti partire entro il 31 dicembre del 2023. Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha assicurato che in manovra saranno stanziati nuovi fondi, ma per adesso queste risorse non ci sono. Sul punto alcuni deputati romani del Pd – Claudio Mancini, Matteo Orfini, Andrea Casu, Nicola Zingaretti – hanno presentato un’interrogazione al ministro. “Ma al momento – dice Casu – non abbiamo ricevuto alcuna risposta né alcuna conferma dell’avvenuto rifinanziamento”.


Un’altra questione che continua ad agitare il Campidoglio, anche se fuori dal perimetro Pnrr, è quella del nodo Pigneto, la grande stazione d’interscambio che dovrebbe collegare le stazioni di metro C e diverse ferrovie urbane. Come anticipato dal Foglio, alcune settimane fa per la seconda volta la gara per l’assegnazione, oltre cento milioni di euro, è andata ancora deserta. E’ stato pubblicato un terzo bando. Ma intanto anche su quest’opera s’addensano le nebbie dell’incertezza.