Roma Capoccia

Luca Barbareschi: “Per l'Eliseo non ho chiesto soldi a nessuno”

Gianluca De Rosa

Un emendamento in regione stanzia 24 milioni per l’acquisto del teatro. Lui attacca: “Boicottati da Franceschini”

“Innanzitutto io non ho contattato  proprio nessuno, né chiesto soldi, quello che so l’ho letto sui giornali, e poi vorrei capire una cosa: come mai sugli studi Papigno di Roberto Benigni a Terni, acquistati da Cinecittà , nessuno ha detto nulla, mentre contro di me parte subito questo  attacco? Se le cose sono gestite dal Pd va sempre tutto bene, altrimenti ecco quello che succede. Veramente non m’interessa più nulla,”, sbotta così con il Foglio Luca Barbareschi. E’ scatenato. Il suo nome è tornato sui giornali per una questione che “da sogno è diventato un tormento”, il teatro Eliseo. Con un emendamento al bilancio di previsione del 2024 la maggioranza di centrodestra in regione vorrebbe stanziare 24 milioni per acquistare il teatro che oggi, attraverso una società, è di proprietà di Barbareschi che lo ha acquistato nel 2018. Per la sinistra è “un regalo inspiegabile”. “Per quale motivo la regione Lazio dovrebbe spendere 24 milioni per acquisire un singolo teatro di proprietà di un privato che lo ha pagato un terzo e lo ha portato alla chiusura?”, attaccano Pd, Italia viva e Alleanza sinistra verdi.

 

Ieri il presidente della regione Lazio Francesco Rocca ha parzialmente ritrattato: “I fondi saranno destinati a tutta la filiera teatrale”. Barbareschi comunque non ci sta e si difende: “Non è vero che il teatro è chiuso, è in ottime condizioni, ci sono i miei uffici, semplicemente non lo utilizzo perché non ho i fondi per fare una programmazione decente”. Inoltre, sostiene l’attore e produttore, una legislatura in parlamento con il PdL – “Mi vogliono fare pagare il fatto di essere stato in parlamento con Berlusconi, ma io ne sono orgoglioso” – i soldi immaginati dalla regione, la stessa cifra a cui Barbareschi ha messo in vendita il teatro attraverso un’agenzia immobiliare, non sarebbero troppi. “Io ho comprato questo teatro con i miei soldi, speso 7,8 milioni usciti dalle mie tasche, poi ne ho messi altri sette per rifarlo  nuovo, ora ci sono diversi fondi internazionali interessati ad avere un bellissimo salotto davanti alla banca d’Italia, il teatro è mio, c’è un mercato, se qualcuno mi dà 20 milioni e qualcun altro vuole prenderlo dovrà pareggiare l’offerta”.

 

E però intanto il teatro è senza programmazione… “L’Eliseo è stato boicottato sistematicamente dall’ex ministro della Cultura Dario Franceschini. Come faccio io a competere con gli altri teatri se l’Argentina prende nove milioni l’anno tra ministero, comune e regione, il Piccolo di Milano ne prende 12 e noi, quando andava bene, prendevamo 500 mila euro? I finanziamenti sono diversi, ma i costi delle produzioni sono gli stessi”. E però nel 2017 e nel 2018 il ministero stanziò quattro milioni l’anno ad hoc  per l’Eliseo, fondi che la Corte costituzionale ha detto fossero addirittura illegittimi. “Lasciamo perdere quella sentenza assurda, comunque quello stanziamento, anche se Franceschini era ministro, di certo non lo volle lui, intervenne personalmente l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che era una persona intelligente e andava a teatro a differenza dei politici di oggi, ma quei soldi non ci sono più, il ministero non ci fornisce più alcun finanziamento da tre anni, lo stesso vale per comune e regione”. Per questo lo ha messo in vendita? “Non voglio più tenerlo”, spiega Barbareschi. “In teatro ci rimango come direttore artistico se qualcuno mi vuole e mi dà uno stipendio, ma di conti non mi occuperò più”. Si è pentito dell’acquisto del 2018? “Pentito no perché abbiamo fatto cose straordinarie, ma certo non mi aspettavo che dopo aver fatto una restituzione affettiva a una comunità, Roma, avrei avuto sulla testa per sei anni un avviso di garanzia per traffico di influenze che  in termini di avvocati mi è costato 944 mila euro. La procura cosa pensava? Che avevo corrotto l’ex presidente della Repubblica?”. Barbareschi si sente accerchiato. “Il mio problema – dice – è che lavoro con tutto il mondo ma la sera sto a cena con i miei figli e non frequento il meraviglioso circo Togni dello spettacolo italiano e questo non va bene, d’altronde se non sei pro Gaza e no global in quel mondo non sei cool”.

Il proprietario dell’Eliseo, se l’acquisto andasse in porto auspica questo per il teatro: “Dovrebbe diventare un teatro nazionale di formazione, sul modello di quanto accade in Germania con una compagnia stabile di attori residenti che possano fare classici e innovazione stando in teatro 12 ore al giorno”. Ma accadrà? “Non penso proprio, il teatro di Roma è allo sfascio, non ha una scuola di formazione se non per finta, il Valle è chiuso, il Globe anche, la responsabilità è della politica a cui del teatro, diciamocelo francamente, non frega niente”. (Gdr)
 

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