(foto Ansa)

Roma Capoccia

Anche Roma ha la sua specialità natalizia: è il pangiallo (ma nessuno lo sa)

Gianluca Roselli

Molti non l’avranno mai sentito, si trova solo in alcune pasticcerie e botteghe storiche, ma esiste ed ha origini antichissime

Pensavate che Roma non avesse il suo dolce di Natale? Sbagliato, c’è il pangiallo. Molti non l’avranno mai sentito, si trova solo in alcune pasticcerie e botteghe storiche, ma esiste ed ha origini antichissime. Durante l’impero romano veniva preparato subito dopo il solstizio d’inverno come rito propiziatorio per il ritorno della luce e buon auspicio per il raccolto. Ci sono mandorle, noci, pinoli, frutta secca, cedro candito, uva passa, miele, cioccolato. Come aspetto può ricordare il pan pepato umbro, ma la parte superiore è gialla (grazie a una glassa all’uovo o a una spolverata di zafferano) per assomigliare al sole. E proprio il 25 dicembre nell’antica Roma corrispondeva al dies natalis solis invicti, festività introdotta dall’imperatore Aureliano per celebrare la rinascita della luce sull’oscurità. Lo potete trovare all’antico forno e pasticceria Capacchioni, a Castel Sant’Angelo. E in pochi altri luoghi. 

 

A farla da padrone sulle tavole romane per Natale è però il panettone, che in città viene proposto in diverse varianti e creme di ogni genere, roba da far impallidire i milanesi, che concepiscono solo la versione tradizionale, semmai con l’aggiunta di crema pasticcera a parte. Ai romani, meno legati alla tradizione, le rivisitazioni piacciono, anche se, quando si esagera, è difficile chiamarlo ancora panettone. “E’ il dolce più difficile da realizzare in pasticceria. Da noi stravince sul pandoro, con un rapporto di 80 a 20, anche se il dolce di Verona è il preferito dei più piccoli”, racconta Marta Boccanera della pasticceria Gruè, in zona Salario. Dove però va forte anche una loro invenzione, il “gianduioso”, un panettone scuro con nocciole e gocce di cioccolato. 

 

Fino a una decina d’anni fa erano pochi i romani a comprare il panettone artigianale in pasticceria, ora invece accade più spesso. Il costo, naturalmente, è diverso: tra i 40 e i 50 euro al chilo. Tanto da diventare oggetto da regalo: presentarsi a un invito con un buon panettone di pasticceria consente di fare bella figura (come a Milano presentarsi con un Cucchi o un Marchesi). Tra i migliori indirizzi, Marinari, Gruè, Regoli, Bompiani, Sabotino.  I dolci romani derivano dalla tradizione ebraica, dove il Natale non si festeggia, forse è per questo che, pangiallo a parte, non c’è un corrispettivo del panettone in versione capitolina. Sulle tavole natalizie finiscono però anche mostaccioli, tozzetti e nociata, dolce tipico dei Castelli che si prepara per la Befana.

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