Roma Capoccia
“Teatro di Roma? Garrone non si faccia usare”. Parla Luca Barbareschi
“La nomina di De Fusco è legittima e non è una vendetta per i mancati fondi all'Eliseo. Vergognoso vedere artisti manifestare contro altri artisti, sono dei fascisti”, dice l'attore e proprietario del teatro Eliseo
“Mi stupisce che Matteo Garrone, il più grande registra italiano, si sia fatto infinocchiare da questi manifestanti ideologizzati”. Luca Barbareschi – attore, regista e proprietario del teatro Eliseo di Roma – entra a gamba tesa nella polemica degli ultimi giorni. Quella che ruota intorno al Teatro di Roma, la fondazione finanziata dal Campidoglio, regione Lazio e ministero della Cultura che gestisce nella capitale il teatro Argentina e il teatro India (e in futuro, quando riaprirà, si occuperà anche del Valle).
Sabato i rappresentati in cda di regione Lazio e ministero della Cultura hanno scelto come nuovo direttore generale il regista teatrale (già direttore dei teatri stabili di Napoli e Catania) Luca De Fusco, preferendolo al candidato sostenuto dal Campidoglio, il dirigente del ministero della Cultura Onofrio Cutaia, attualmente commissario del Maggio fiorentino. “Scusate – sbotta Barbareschi – ma c’è un cda che a quel ruolo: decidere i vertici, vota una persona con un curriculum inattaccabile e parte una rivolta incomprensibile, ma perché?”. Il riferimento è alla protesta che è andata in scena domenica scorsa, alla quale, oltre a Elio Germano e Lino Guanciale, ha partecipato appunto il regista fresco della candidatura al premio Oscar Matteo Garrone. Il comune finanzia con più soldi (sei milioni l’anno) il teatro e invece è stato scavalcato. “Ma i membri del cda – dice Barbareschi – sono determinati in modo diverso, comunque mi lasci dire una cosa…”. Dica. “Per tre anni il teatro di Roma è stato commissariato, con il teatro Valle chiuso da dieci anni, ma non è fregato niente a nessuno, adesso invece s’indignano, anche attori come Guanciale che non sapevo sapesse anche protestare”.
Barbareschi ne ha anche per il presidente del cda di Teatro di Roma, Francesco Siciliano, che sabato, non presentandosi, ha cercato di fermare la nomina di De Fusco: “Dovrebbe conoscere le regole, non manifestare fuori dal teatro contro se stesso, una scena tragicomica”. Ma lo fa, dicono, in nome di una cosa nobile: resistere all’occupazione della destra. “Questa cosa degli artisti che protestano contro altri artisti è vergognosa, è la cosa che mi fa più rabbia”, dice Barbareschi. “C’è’ un’ideologia simile a quella di chi occupò il teatro Valle dieci anni fa, a loro provai a dire ‘fate prodotti artistici e non proclami politici’, il risultato fu che non mi fecero entrare perché alla fine sono, loro sì, dei veri fascisti”. Ma non è però che la destra sta confondendo il concetto di egemonia culturale con quello di occupazione delle poltrone? “Non penso proprio”, risponde Barbareschi. “In Veneto il presidente Luca Zaia ha nominato Filippo Dini, un bravo attore, come direttore artistico della Fondazione teatro stabile del Veneto, e Dini era uno di quelli che stava all’occupazione del Valle, non certo un tipo organico alla destra”. Però è vero che questo spoil system nel mondo della cultura continua sotto la regia del ministro Gennaro Sangiuliano e del presidente della commissione Cultura della Camera Federico Mollicone. “Questo ministro – dice Barbareschi – ha nominato Sergio Castellitto al Centro sperimentale, Pietrangelo Buttafuoco alla Biennale di Venezia, non mi sembra stia scegliendo in base a un criterio di omogeneità politica, ma in base al talento”.
Qualcuno ha anche lasciato intendere che il blitz della destra sia stato una sorta di ritorsione per l’emendamento fatto saltare dal Pd al bilancio della regione Lazio che avrebbe assegnato 24 milioni di euro al teatro Eliseo di Barbareschi. “Ma quando mai”, sbotta l’attore e regista. “Anzi, mi auguro ancora che qualcuno ci dia una mano, non si può tenere aperto un teatro senza soldi.
Dal comune non l’aiutano? “L’assessore alla Cultura Miguel Gotor è venuto a colazione da me quattro volte, ho provato a spiegargli la situazione, ma ha deciso lo stesso di essere il più grande nemico della riapertura dell’Eliseo. D’altronde è uno che fa le presentazioni di teatro con Claudia Gerini e Carlo Verdone, bravissimi attori ma che con il teatro c’entrano poco, in Campidoglio sono dei provinciali, hanno bisogno di questo genere di iniziative per farsi pubblicità”.