Roma Capoccia

A Roma un 25 aprile a rischio antisemitismo

Gianluca De Rosa

La comunità ebraica si tiene alla larga dal corteo dell’Anpi, ma antagonisti e collettivi vanno a cercarla a porta San Paolo. Massima allerta della Questura

Non c’è 25 aprile che non porti con se polemiche, frizzi e lazzi. Non ci si può aspettare che quest’anno vada diversamente. Di solito tutto si risolve in un carnevale di esagerazioni, qualche slogan stonato e discussioni eternamente uguali a se stesse. Quest’anno purtroppo le celebrazioni per la festa della liberazione dal nazifascismo destano però una maggiore preoccupazione. Non tanto per le solite diatribe nostrane quanto per gli effetti italiani della guerra in medio oriente, in grado di risvegliare antagonisti e collettivi intorno alla questione palestinese, in una salsa – un assaggio lo si è avuto nelle università – pericolosamente antisemita. A Roma oggi il cerchio rosso è su porta San Paolo, luogo simbolo della Resistenza dove alle 8 del mattino la comunità ebraica, circa duecento persone, deporrà una corona di fiori sotto la targa che ricorda i partigiani della brigata ebraica che combattevano per la liberazione dell’Italia sotto il vessillo con la stella di David. Da qualche anno è questa la formula scelta dalla comunità per festeggiare il 25 aprile senza incorrere negli odiosi e spesso violenti tentativi di allontanamento dal corteo principale, quello organizzato dall’Anpi, che da largo Bompiani, zona Tor Marancia, attraversa la Garbatella e Ostiense per arrivare a porta San Paolo. Ma se la comunità ebraica non si reca più al corteo, saranno i gruppi antagonisti e filo palestinesi quest’anno ad andarla a cercare. Per la stessa ora, infatti, si sono dati appuntamento a un passo da porta San Paolo una manciata di sigle della realtà antagonista, oltre a diversi collettivi universitari e ai giovani palestinesi. Il titolo scelto per la manifestazione è eloquente “Per un 25 aprile antifascista e antisionista”. “Non permetteremo che sia esposto e associato alla Resistenza nessun simbolo sionista”, diceva ieri la presidente del movimento giovani palestinesi, Maya Issa. Normale dunque che la Questura sia allertata e abbia attivato tutti i presidi di sicurezza. Già da ieri sera sono iniziate le bonifiche ambientali e il luogo è attenzionato senza sosta. Ieri intanto per le vie di Roma è apparso il murale dello street artist Laika che raffigura mano nella mano una partigiana e una donna palestinese.


Complice l’assenza della comunità ebraica, meno problemi dovrebbe creare il corteo dell’Anpi che partirà da Tor Marancia alle nove per arrivare a porta San Paolo verso ora di pranzo. Si attendono tra le due e le cinquemila persone. Sul palco, come accadrà in mezza Italia, sarà letto il monologo dello scrittore Antonio Scurati dedicato alle difficoltà di alcuni esponenti di governo a dirsi apertamente antifascisti, censurato negli scorsi giorni dalla Rai, con inevitabile codazzo di polemiche. Non solo. Dal palco dovrebbe intervenire anche Roberto Salis, il padre di Ilaria, l’insegnante detenuta a Budapest e candidata alle prossime elezioni europee con l’Alleanza sinistra verdi di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Ci saranno anche il sindaco Roberto Gualtieri e l’assessore alla Cultura Miguel Gotor. L’agenda di entrambi in questi giorni è fittissima.  Il Campidoglio ha organizzato a partire da martedì una tre giorni per festeggiare la Resistenza con oltre 80 eventi che avrà ovviamente in domani la giornata clou. Gualtieri si recherà per deporre corone di fiori in tutti i luoghi simbolo della Resistenza: dalle ex carceri di via Tasso (dove incontrerà anche la comunità ebraica) a Forte Bravetta. Poi, nel pomeriggio, ascolterà a uno degli eventi della Festa  Alessandro Barbero, lo storico che due giorni fa ha spiegato in modo molto efficace come mai questa ricorrenza ormai vecchia di 79 anni fatichi purtroppo a essere vissuta da tutti gli italiani come una festa nazionale: “Io ho due nonni che erano fascisti e uno è stato fucilato dai partigiani. Nonostante tutto il dolore che la mia famiglia ha provato per questo,  so che la memoria non basta perché ognuno ha la sua, e invece bisogna andare un po’ più in là e arrivare alla storia, essere capaci di dire ‘capisco il tuo punto di vista, ma non puoi rimanere chiuso nel tuo racconto’”.