Roma Capoccia
Salviamo i pellegrini dalle coltellate
Un uomo ucciso davanti alla stazione Termini. A pochi mesi dal Giubileo la porta di Roma è sempre insicura (e senza taxi)
La riqualificazione sarà – imprevisti permettendo – uno dei fiori all’occhiello del Giubileo. Diciotto milioni di euro per pedonalizzare e riempire di 500 specie di piante diverse il piazzale, trasformandolo da grande e degradato capolinea a luogo vissuto e, si spera, amato da romani e turisti. Ieri, invece, la realtà. Ben più cruda. Piazza dei Cinquecento, la piazza che si apre davanti alla stazione Termini, è stato il palcoscenico dell’ennesimo fattaccio. La cronaca è questa. Un uomo è morto accoltellato proprio davanti alla stazione. Lo hanno trovato poco dopo la mezzanotte i passanti in una pozza di sangue. La vittima, un cittadino somalo di 41 anni, è stata colpita al torace con un’arma da taglio. Gli agenti della squadra mobile della Polizia hanno rintracciato poco dopo un sospettato in un bar non lontano. Si tratta di un senza fissa dimora di origine egiziana. Chi indaga ipotizza che l’aggressione sia avvenuta a seguito di una lite. Le liti tra sbandati, come accoltellamenti, furti e risse, sono purtroppo da queste parti ancora all’ordine del giorno. E questo nonostante tra gennaio e marzo, per volere dei ministri delle Infrastrutture e dell’Interno, Matteo Salvini e Matteo Piantedosi, i controlli siano aumentati. Urge rendere sicura la porta di Roma prima che inizi, a dicembre, il Giubileo, con il suo carico stimato di decine di milioni di pellegrini. In cerca di benedizione, vanno salvati dalle coltellate.
Non sarà facile. Non c’è neanche bisogno di andare troppo indietro nel tempo per trovare un altro episodio di insicurezza. Basta tornare all’altro ieri, quando un uomo ha sottratto una pistola a un agente della polizia municipale. D’altronde, quasi a rispettare il proverbio, tutto è cominciato la notte di Capodanno, quando fu accoltellata da un altro sbandato una turista che stava facendo il biglietto alle macchinette automatiche. Accoltellati a capodanno, accoltellati tutto l’anno. Pochi giorni dopo un nigeriano di 27 anni colpì senza motivo una donna in strada con un pezzo di legno dello schienale di una sedia, rompendole un piede. La vittima, una 50enne italiana, quella notte stava aspettando l’autobus. Fermato da una pattuglia del commissariato Viminale il giovane iniziò a prendere a calci e morsi gli agenti. E’ l’8 aprile invece quando i giornali riportano della maxi rissa avvenuta a pochi passi della stazione, sotto i portici di via Cavour. Lo stesso giorno, questa volta dentro, una borseggiatrice incinta è stata pestata dai suoi protettori perché non aveva raccolto abbastanza denaro. Un’aggressione con tanto di riprese divenute virali. Meno di un mese prima, il 19 marzo, un uomo aveva provato a rapinare un minimarket di via Marsala. A provare a bloccarlo era stato il comandante dei carabinieri del nucleo Scalo Termini che era stato a sua volta aggredito. Tre giorni prima era stato arrestato un palpeggiatore seriale.
Eppure con gli interventi voluti da Salvini e Piantedosi i controlli dentro la stazione sono aumentati. Ci sono due tende della polizia vicino agli ingressi laterali, più il presidio fisso al centro della galleria centrale. Anche l’esercito è presente vicino al punto di arrivo dei taxi. Inoltre polizia ferroviaria e carabinieri in borghese girano a tutte le ore. Dentro la stazione insomma il controllo sembra essere stato ristabilito. “Il problema – spiega Roberto Di Rienzo, albergatore e presidente del comitato di quartiere Rinascita Esquilino – è che il rafforzamento dei controlli dentro la stazione ha portato tutti quelli che delinquono all’esterno, tra via Giolitti, via Marsala, via Manin e via Gioberti, dove di fatto non ci sono né controllo, né presidi, né un’illuminazione adeguata. Appena la gente esce viene aggredita ”. Il suo comitato, insieme ad altre tre sigle (Comunità urbana Esquilino, Albergatori romani, Aps rione Castro Pretorio) ha scritto direttamente alla premier Giorgia Meloni per chiedere “un suo intervento diretto”, “un piano Caivano per la stazione Termini”. La lettera (ancora senza risposta) è stata spedita lo scorso 13 maggio, proprio dopo un altro terribile episodio avvenuto qualche giorno prima. Quando un uomo, uscendo da un tabaccaio in via Gioberti, a pochi passi dalla stazione, era stato colpito da uno sbandato, senza un apparente motivo, con un pugno talmente forte da fratturagli la scatola cranica e ridurlo in fin di vita. “Le forze dell’ordine – dice ancora Di Rienzo – stanno facendo il massimo, ma mancano uomini e mezzi, a Termini passano ogni giorno 480 mila persone, un numero simile a quello degli abitanti di Bari, serve un intervento di controllo all’altezza di questi numeri”.