Chi sostiene chi?

Dem alla conta. La piazza schleiniana del 2 giugno, e gli endorsement locali non zingarettiani

Marianna Rizzini

La manifestazione contro il premierato e l’autonomia differenziata svela le fratture interne al Pd. Zingaretti senza il pieno sostegno del partito romano, mentre Bettini e Mancini appoggiano Ricci. Europee come banco di prova per nuove correnti

Il tempo corre veloce verso il 2 giugno, giorno in cui la segretaria del Pd Elly Schlein sarà in piazza, a Testaccio, per la manifestazione contro il premierato e l’autonomia differenziata, non senza polemiche all’interno del centrosinistra (il leader di Azione Carlo Calenda, pur dicendosi a grandi linee d’accordo sulle critiche al governo, ha sottolineato la non opportunità di convocare una piazza di quel tipo proprio in concomitanza con la Festa della Repubblica). E però la corsa verso il 2 giugno, a Roma, pur costellata di eventi e aperitivi elettorali di questo o quel candidato, e pur rivestita dell’allure ecumenica da ultimo grande appuntamento cittadino prima del voto, per il Pd locale significa anche volontaria o involontaria conta. Chi vota chi, chi sostiene chi: questo è il problema, ma questa è anche l’ossessione sotterranea di questi giorni.

 

L’ex governatore del Lazio e candidato alle Europee Nicola Zingaretti, infatti, lungi dall’essere sostenuto con la grancassa in quanto ex governatore, si ritrova per così dire non prescelto in via prioritaria da pilastri del partito romano che invece si sono spesi per il candidato e sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Trattasi del deus ex machina del Pd non soltanto locale Goffredo Bettini e del deputato dem Claudio Mancini, storico esponente del partito romano, molto vicino al sindaco Roberto Gualtieri: i due non hanno nascosto e non nascondono l’endorsement per Ricci, il cui account instagram continua a documentare momenti e volti. Bettini si è anche recato a Pesaro a presentare il suo ultimo libro “Attraversamenti-storie e incontri di un comunista e democratico italiano” (ed. Paper First) alla presenza di Ricci, facendosi poi fotografare sorridente con lui, e Mancini è stato immortalato in alcune località laziali, per esempio a Valmontone, accanto al sindaco di Pesaro. Zingaretti, invece, è sostenuto in modo evidente soltanto dal segretario dem romano Enzo Foschi, dal segretario dem laziale Daniele Leodori e da AreaDem. Passano dunque i giorni e, a ridosso del voto, Ricci agisce anche in solitaria, inviando materiale elettorale via whatsapp (con il suo nome, senza Schlein e Zingaretti). E c’è chi, dai e ridai, ha cominciato a pensare oltre: non è che Bettini, Mancini e altri esponenti del Pd stanno testando, via Europee, le possibilità di dare vita a una sorta di nuova corrente, spennellando il voto con un diverso colore che faccia da contraltare interno all’armocromia schleiniana? 

Di più su questi argomenti:
  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.