spina di borgo

Dopo le parole del Papa si parla di tutto tranne che dei seminaristi seri ed eroici

Matteo Matzuzzi

Mentre i giornali fanno a gara per raccontare più particolari possibili sulle frasi di Francesco, c'è chi studia e prega per diventare prete senza secondi fini. Evitiamo il martirio per battute triviali

La Chiesa fa entrare todos, todos, todos tranne i gay o quelli che gay non lo sono del tutto ma hanno una condizione “semi orientata” in tal senso. Se le parole hanno un senso, il messaggio del Papa è chiaro: per evitare guai peggiori una volta che questi seminaristi accettati magari un po’ troppo velocemente da qualche vescovo senza più preti in diocesi saranno mandati nelle parrocchie, è meglio prevenire. Troppi i casi preoccupanti negli ultimi anni e troppi i presuli che hanno aperto le porte dei vuoti seminari a chiunque chiedesse di entrare. Però sarebbe errato generalizzare, soprattutto quando si tratta di questioni così delicate: mai come in tale situazione vale il sacro discernimento caso per caso. Più che altro, mentre i giornali fanno a gara per raccontare più particolari possibili sulle esatte frasi del Papa davanti alla Cei riunita a Roma, un pensiero va ai poveri seminaristi che consapevolmente ed eroicamente studiano e pregano per diventare preti. Senza secondi o terzi fini e senza complessi “psichiatrici” (cit. d’autore). A loro bisognerebbe pensare di più, in questo tempo dove il giovane che vuol farsi prete è visto quasi come un alieno. Eroi che si spera non diventino martiri delle chiacchiere e delle battute triviali. 

 

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.