roma capoccia

Capocotta torna in regola con le concessioni balneari ma perde Zagaia, un pezzo della storia Lgbtq

Gianluca Roselli

La famiglia Vichi ha perso la gara per la gestione dello storico chiosco romano. Al suo posto una società napoletana che dovrà garantire “l’inclusività verso il naturismo e la comunità Lgbtq, che qui è sempre stata di casa”, come dice il bando 

“Nooo…, davvero? Non lo sapevo. Mi dispiace molto. Per carità, io sono per il rispetto delle regole e se quella spiaggia andava rimessa a bando… Però Zagaia è Zagaia, un pezzo della storia Lgbtq romana. Lì ci siamo sempre sentite libere e rispettate…”. Impegnata nella conduzione dell’Isola dei Famosi su Canale 5, Vladimir Luxuria resta sorpresa dalla notizia: da questa estate 2024 a Capocotta non ci sarà più “Dar Zagaia, ar buco”, mitico stabilimento della comunità gay e trans della capitale. A differenza degli altri chioschi di Capocotta, dove hanno vinto i precedenti gestori, qui la famiglia Vichi ha perso per 0,49 punti, battuta dalla Pianelli srl, società napoletana che vanta una quindicina di stabilimenti in Italia, compreso quello della Gdf a Ostia. “Certo che ci andavo. C’era la bellezza della spiaggia, il piacere di farsi il bagno e anche altri piaceri… Non è una spiaggia fighetta, è inclusiva, economica, aperta a tutti. Un intero pezzo di Roma andava da Zagaia…”, racconta Luxuria al Foglio.

Ora il chiosco è chiuso: si può andare in spiaggia e in queste giornate di sole qualcuno c’è, ma niente bar o servizi, in attesa dei nuovi. “Sì, sappiamo che spiaggia è, il tipo di clientela, ma non possiamo dire nulla, perché il risultato del bando non è stato ancora ufficializzato…”, dicono dalla Pianelli, piuttosto reticenti. Il bando del Comunque, del resto, ai primi punti mette “la tutela del patrimonio naturale della spiaggia e delle dune”, ma anche “l’inclusività verso il naturismo e la comunità Lgbtq, che qui è sempre stata di casa”. “Sì al naturismo, sì al nudismo, no all’esibizionismo”, recita un cartello all’ingresso di Capocotta.

I primi frequentatori per entrare fecero un buco nella rete (da qui “Ar Buco”). “Capocotta perde il suo simbolo, luogo di democrazia e d’inclusione. Abbiamo fatto tanti sacrifici e investito nella pulizia della spiaggia e nella gestione del chiosco. Il progetto che avevamo presentato era ottimo, ci hanno fatto i complimenti, ma non è bastato. Perdere per mezzo punto brucia, faremo ricorso però…”, sostiene Maria Vichi, figlia del fondatore Gaspare Vichi, gran personaggio che fece anche da comparsa negli spaghetti western di Sergio Leone, scomparso nel 2010: era balbuziente, “zagajava” in romanesco, da qui Zagaia.

Per chi non c’è mai stato, arrivare da Zagaia, meglio se nei giorni infrasettimanali (parcheggiare la domenica era un’impresa), era come entrare nelle Fate ignoranti di Ozpetek o in uno dei primi Almodovar. Qualche anno fa Capocotta fu effigiata da un formidabile pezzo di Michele Masneri sul Foglio. Le trans erano protagoniste assolute, con l’allegria strabordante come i seni, ma poi c’era di tutto: gay, etero, coppie, singoli e famiglie. Borghesi e coatti, palestrati e intellettuali, borgatari e radical chic, in un meraviglioso mischione tipicamente romano. Ricordiamo anni fa la sorpresa di alcuni amici milanesi portati lì per una giornata di sole. “Ma davvero esiste un posto così…?”. Dopo i famosi “cancelli”, Zagaia è il primo avamposto di una spiaggia costellata da dune pazzesche che, qualche centinaio di metri più in là, diventa assai più “hot”. Il Settimo Cielo e il Mecs Village, devastato mesi fa da un incendio, avranno un bando “light” solo per questa stagione, alla Mediterranea e al Porto di Enea hanno vinto gli attuali gestori (per sei anni), mentre ancora non si sa cosa accadrà all’Oasi naturista.

Le concessioni erano tutte scadute e dal 2015 si andava avanti a colpi di proroghe annuali. Anche per questo non si facevano grossi investimenti a lungo termine, col rischio di dover lasciare tutto l’anno successivo. “Dopo 25 anni torna la legalità”, ha esultato il sindaco Gualtieri. “Noi abbiamo sempre fatto le cose in regola, mantenendo alla perfezione questo tratto di costa vicina alla riserva naturale di Castelporziano. Il nome Zagaia appartiene alla mia famiglia e non lo cediamo. Siamo un’azienda familiare, per noi è difficile competere con imprenditori che vengono da fuori pronti a rilanciare sulle quote da destinare al Comune…”, si rammarica Maria Vichi. Capocotta è un piccolo angolo di paradiso a 20 km dal centro di Roma, un’oasi di libertà mescolata a un pizzico di trasgressione. Sarà ancora così senza Zagaia?

Di più su questi argomenti: