Roma Capoccia
Altro che Bruxelles. Cosa ci dicono su Roma queste europee
Vince l’ex sindaco Ignazio Marino, perde il Modello Roma di Zingaretti e i “romani” di Fratelli d'Italia, Fabio Rampelli in testa
Non ci sono solo Bruxelles e Strasburgo. Spulciare le preferenze delle elezioni europee nei singoli collegi serve anche a capire gli equilibri di potere dentro ai partiti a livello territoriale. Ecco allora quali sono le principali notizie che emergono sulla politica romana dal voto del fine settimana.
Il ritorno di Ignazio Marino
L’ex sindaco marziano, silurato via notaio dai consiglieri del Pd a due anni dal suo arrivo a palazzo Senatorio nel 2015, candidato oggi con Avs, ha fatto il pieno di voti sia nella circoscrizione del nord-ovest, sia in quella dell’Italia centrale. E però, pare, sceglierà di essere eletto come europarlamentare di quest’ultimo collegio. Un segnale chiaro al suo successore, il sindaco Roberto Gualtieri: sarò la tua peggiore spina nel fianco. Un assaggio già l’ha dato recandosi alla Fiera di Roma durante il pasticcio avvenuto in città durante lo spoglio. Ma la vera offensiva riguarderà un altro argomento, il termovalorizzatore. A Palazzo Senatorio si stanno già preparando.
La fine del modello Roma
Queste elezioni sanciscono anche la fine del modello Roma, che forse bisognerebbe chiamare modello Zinga. L’ex governatore e segretario del Pd è stato si eletto, ma ha clamorosamente mancato l’obiettivo 200 mila preferenze, e adesso rischia di non riuscire nel suo obiettivo: diventare il capogruppo dei socialisti europei. Anche alcuni di quelli che un tempo erano considerati suoi fedelissimi, oggi candidati in altri partiti, sono andati male. È il caso di Massimiliano Smeriglio, già presidente del municipio della Garbatella, poi vice di Zingaretti nella prima giunta e voluto da quest’ultimo in cima alla lista Pd alle europee del 2019. Candidato con Fratoianni e Bonelli raccoglie oltre 22 mila preferenze, molte, ma troppe poche per tornare in Europa. Stesso destino per Alessio d’Amato, assessore alla Sanità nella seconda giunta Zingaretti, artefice di una delle migliori campagne vaccinale durante la pandemia, è stato candidato dal centrosinistra contro Francesco Rocca proprio per cercare di dare ulteriore continuità all’esperienza Zingaretti. Fallita quell’elezione è passato ad Azione. Calenda lo ha voluto in cima alla sua lista, ma a causa del mancato raggiungimento del quorum, rimarrà anche lui fuori.
Fratelli d’Italia, addio Roma
Anche a destra comunque in qualche modo c’è un modello Roma che finisce. Quello dei Fratelli d’Italia a guida capitolina. Dei cinque eletti del partito di Giorgia Meloni non c’è neppure un romano. Passano il pontino Nicola Procaccini, l’umbro Marco Squarta, il marchigiano Carlo Ciccioli, il toscano Francesco Torselli e la viterbese (moglie del capogruppo di FdI in consiglio regionale, Daniele Sabatini) Antonella Sberna. Il primo dei non eletti è invece Stefano Tozzi, consigliere del I Municipio, eurocandidato dell’area di Fabio Rampelli ma in teoria sostenuto da tutto il partito romano. Si ferma sesto, salvo sorprese sui resti non andrà a Strasburgo. Altrettanto clamorosa è l’esclusione di Civita Di Russo, la vicecapo di gabinetto del governatore del Lazio Francesco Rocca raccoglie solo 26 mila preferenze e resta fuori.