Roma capoccia
Scomparsa la ciclabile sul Tevere, in compenso ci sono le tendopoli
Lavori in corsa sulla banchina fino al 2025, poi forse sarà bella e pulita anche se non esiste manutenzione ordinaria. E a mancare è anche la comunicazione che spiega i motivi delle chiusure
La maggior parte dei romani se n’è accorta sbattendoci il muso: un lungo tratto della banchina del Tevere, dove si snoda la pista ciclabile, è chiuso per lavori. Sbarrato. Vietato scendere, anche solo per fare una passeggiata. Figuriamoci per fare jogging o andare in bici. Proprio nel momento di maggiore fruibilità, perché è proprio nella bella stagione che tanti scelgono di scendere lungo il fiume per fare attività sportiva, passeggiare o spostarsi in città. Nei punti di discesa sono state poste delle transenne dalla polizia municipale, ma alcune sono state divelte, segno che qualche temerario ha deciso di infischiarsene e scendere lo stesso.
Col Giubileo, infatti, governo e campidoglio hanno deciso di utilizzare parte dei fondi per l’anno santo per migliorare la condizione della banchina del fiume. “Un nuovo Tevere per la Capitale: per il Giubileo 2025 riqualificazione strutturale e vegetativa”, si legge nella presentazione. Al momento il Tevere è inaccessibile da Piazza del Fante (prima di Ponte Risorgimento) a Ponte Sant’Angelo. Nel dettaglio, però, come si legge sul sito della Società Giubileo 2025, l’intervento – per un importo complessivo di 14 milioni di euro – interesserà, in sponda destra, quella dove corre la ciclabile, da Ponte Regina Margherita a Ponte Cestio per 3,5 km, e in sponda sinistra, da Ponte Cavour a Ponte Garibaldi, per 2,4 km. Sul sito della Società si spiega che i lavori prevedono la pulizia e il restauro conservativo dei muraglioni monumentali; la manutenzione straordinaria della pavimentazione delle banchine e dei cigli; la rimozione della vegetazione e dei depositi delle sponde; la manutenzione straordinaria delle scalinate di accesso alle banchine e l’installazione di cancelli per la chiusura in caso di piena. Inoltre è previsto un allargamento della banchina in corrispondenza di Ponte Sisto e Ponte Sant’Angelo. Ma verrà effettuato anche un intervento di pulizia nell’alveo del fiume.
“Alcuni tratti della banchina erano arrivati a un tale livello di usura e degrado che l’intervento non era più rinviabile. L’operazione è complessa perché riguarda più punti del fiume, ma il sacrificio che chiediamo ora ai cittadini sarà ricompensato da una banchina completamente rinnovata”, fanno sapere dalla Società Giubileo. Insomma, bisogna stringere i denti, anche perché la fine lavori è prevista tra fine 2024 e i primi mesi 2025 (e in altri punti, come a Ponte dell’Industria, sono in corso altri lavori da parte di altri soggetti). “Con un approccio che coniuga elementi idromorfologici a quelli archeologici ed ecologici, il progetto mira a restituire alla città un bene monumentale, paesaggistico e ricreativo”, si legge nella scheda. Avremo dunque una nuova meravigliosa banchina, degna di quelle di Parigi e Londra? Vedremo. Di sicuro conterà molto, dopo, la manutenzione ordinaria, perché è proprio la cattiva manutenzione ad aver ridotto il lungofiume nello stato che conosciamo. E a mancare è stata anche la comunicazione: nei punti di chiusura non viene spiegato (o viene spiegato male) il motivo del divieto di accesso, forse anche per questo alcuni hanno forzato le transenne.
Nata nel 2022 con scadenza al 31 dicembre 2026, la Società Giubileo 2025 è stata istituita per gestire fondi e lavori in vista dell’anno santo. Fa da stazione appaltante e, in alcuni casi, anche da soggetto attuatore, è controllata dal Mef e al suo vertice c’è Matteo Del Fante (l’ad di Poste Italiane) come presidente e Marco Sangiorgio (fino al 2022 condirettore di Redo sgr, società di gestione di fondi immobiliari) amministratore delegato.