Roma Capoccia
A Roma “le licenze dei taxi sono ferme al 2006, ma il mondo non s'è fermato”
Intervista al General manager di Uber. “Roma ha la metà dei taxi di Madrid e un quarto di quelli di Parigi su mille abitanti”
“Vediamo anche noi queste lunghe file per i taxi e l’impossibilità di trovare vetture in certi momenti della giornata. È una situazione emergenziale cui non si dovrebbe arrivare. Con l’estate e, poi, il Giubileo nel 2025, sarà sempre peggio. Purtroppo anche noi, in certi picchi, abbiamo il 40 per cento delle richieste che restano inevase. Uber nel 2023 ha registrato un +53% per cento di utilizzo rispetto all’anno prima. Ma a Roma, e in Italia, sulla mobilità c’è un problema di sistema che va affrontato con soluzioni strutturali di medio e lungo periodo”. Lorenzo Pireddu, generale manager di Uber Italia, accetta di fare una chiacchierata col Foglio sulla drammatica situazione dei taxi a Roma. Qui Uber lavora con gli Ncc (993 vetture) e con itTaxi, ovvero il 3570 (3 mila veicoli). Sulla piattaforma si può scegliere se chiamare o prenotare una vettura con conducente (Uber Black), un minivan oppure un veicolo di itTaxi: nei primi due casi il costo viene calcolato dall’algoritmo prima della corsa e il cliente è libero se accettare o meno, col taxi si tratta invece di una normale corsa a tassametro.
Perché siamo arrivati a questo scenario apocalittico? “Le licenze degli Ncc a Roma sono ferme dagli anni Novanta, quelle dei taxi al 2006, ma il mondo negli ultimi 20/30 anni è completamente cambiato: le città sono molto più popolate con l’aggiunta del grande turismo di massa che prima non c’era. E’ aumentata moltissimo la domanda ma l’offerta è rimasta ferma. Da qui il cortocircuito”, risponde Pireddu. Quindi è solo un problema di numero di licenze? “No. Sicuramente le licenze vanno aumentate, perché in Europa siamo il fanalino di cosa. Ma c’è anche il tema della flessibilità: bisogna essere meno rigidi sull’uso del tassametro e sulla turnazione. Calcolare il costo di una corsa solo col tassametro è un sistema obsoleto: sotto questo aspetto la tecnologia ci viene in soccorso permettendo di stabilire prima il prezzo, con criteri realistici, senza eccessivi sbalzi verso l’alto o il basso. Lo stesso vale per i turni dove, una volta garantite le fasce di garanzia, occorre maggiore libertà per chi va in strada”, osserva il general manager di Uber.
A Roma ci sono 7.962 licenze taxi e circa 1.000 per Ncc. Il sindaco Roberto Gualtieri ha annunciato il bando per altre mille licenze taxi e duemila per Ncc. Un po’ pochi, data l’emergenza? “Sono numeri importanti, ma il nostro auspicio è che sia solo l’inizio di un percorso”, spiega Pireddu. D’altronde Roma, e l’Italia, sui numeri è molto indietro: basti dire che la capitale ha metà dei taxi di Madrid e solo un quarto di Parigi ogni mille abitanti. Nella capitale francese per le Olimpiadi sono attesi 15 milioni di visitatori: Uber Francia prevede di aumentare i suoi driver fino a 40 mila.
Da due anni in Italia Uber ha come partner itTaxi, ovvero, a Roma, il 3570. Della serie: se non puoi sconfiggere il tuo nemico, fattelo amico? “E’ un accordo che funziona, siamo soddisfatti, Loreno Bittarelli si è dimostrato una persona lungimirante e aperta al cambiamento. E con questa partnership le nostre posizioni, prima distanti, si sono avvicinate. Lo stesso non si può dire di alcuni suoi colleghi di altre sigle, che si stanno dimostrando ultraconservatori e rifiutano in blocco ogni cambiamento, a partire dall’aumento delle licenze”, sostiene il general manager. Che poi rivolge uno sguardo al governo. E’ di queste settimane la notizia che dal Ministero dei Trasporti potrebbero arrivare regole più stringenti per gli Ncc: dopo che la Consulta ha bocciato il “ritorno in rimessa” tra una corsa e l’altra, ora si vuole introdurre un tempo minimo per legge di 30 minuti tra la chiamata e l’arrivo al cliente. Oppure il divieto di fare comparazioni di prezzo sulle app prima della scelta. “Sono misure che vanno in controtendenza: sono più restrittive, ci renderebbero la vita difficile e, oltretutto, sono antistoriche. Bisogna aprirsi e non chiudersi a riccio. La concorrenza, con la tutela di regole ben precise, solitamente migliora l’offerta e il mercato”, sottolinea Pireddu. Palazzo Chigi, invece, e la Lega in particolare, per ora sembrano aver sposato la linea dei taxi più oltranzisti. Come tentare di fermare l’oceano con le mani.