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Roma Capoccia

Bonaccorsi: “A Roma dovremmo avere meno turisti ma di livello più alto”

Gianluca Roselli

Intervista alla presidente del I Municipio. “Il turismo è importante, ma non può essere l’unica leva dell’economia cittadina” 

Due settimane fa a Barcellona la gente è scesa in piazza contro l'eccessivo turismo. Poi la protesta si è spostata nell’isola di Maiorca. La Spagna sembra essere più consapevole dei danni dell’overtourism, ovvero il grande turismo di massa, che è un modello che nel mondo non sta seguendo più nessuno. Tranne in Italia, e a Roma in particolare, dove si snocciolano numeri come fossero medaglie sul petto. “Per il Giubileo in città sono attesi 35 milioni di turisti!”. Evviva. “In città si prevede un’estate da record: + 10 per cento di presenze turistiche!”. Urrà. Se le maggiori città europee rifuggono dall’overtourism, noi gli andiamo incontro, abbracciandolo. “Non è così, ormai quel modello è in crisi in tutto il mondo perché non più sostenibile. Da questo punto di vista siamo tutti sulla stessa barca e noi stiamo affrontando la questione come tutti gli altri”, osserva Lorenza Bonaccorsi, ex deputata del Pd ed ex assessore al Turismo in Regione, ora presidente del I Municipio della capitale.

Il fenomeno del grande turismo di massa inizia alla fine degli anni Dieci con il boom prima delle compagnie low cost e poi di Airbnb, con la possibilità di prendere un aereo e soggiornare in una località a prezzi non eccessivi. Cosa molto bella e democratica, ma con l’effetto collaterale di aver aumentato a dismisura il numero di viaggiatori e trasformato i centri delle principali città d’arte in grandi b&b, con conseguente svuotamento di residenti. Insomma, effetto Disneyland, come si percepisce nel centro storico di Roma. “Limitare i grandi flussi turistici è impossibile, ma si possono gestire. Per esempio, sugli affitti brevi. Io sono per porre dei limiti. A Barcellona un’abitazione non si può affittare ai turisti per più di 60 giorni l’anno, oppure si può mettere un limite a ogni singolo condominio, con non più di 2 o 3 case vacanza. Poi c’è un problema di infrastrutture: i grandi flussi si regolano con un buon servizio di bus e metro, ma anche con un numero di taxi adeguato”, sostiene Bonaccorsi.

A Roma il boom turistico è esploso a pandemia finita. “Dopo tutte le chiusure è riesplosa la voglia di viaggiare e l’Italia, forse perché siamo stati più attenti di altri, sul post pandemia è stato percepito come un luogo sicuro. Da qui l’esplosione turistica in tutte le città d’arte, e a Roma in particolare”, spiega Bonaccorsi. Poi qui c’è anche il turismo religioso. “E’ il più organizzato, quindi anche il più controllabile come numeri. Vero che non lascia molta ricchezza sul territorio, ma da quel punto di vista la città sconta un ritardo rispetto alle altre grandi capitali”. Quale? “Il fatto che Roma storicamente conta molti hotel di medio livello, diciamo i 3 stelle, che portano un certo tipo di turismo. Solo negli ultimissimi anni sono arrivati alcuni brand del lusso con hotel a 5 stelle che portano visitatori alto spendenti, che non vanno demonizzati, anche perché fanno da traino a un turismo di qualità, che porta vera ricchezza alla città. Ecco, forse a Roma ci vorrebbero meno turisti come numeri e presenze, ma più viaggiatori di alto livello, anche dal punto di vista culturale”, sostiene la presidente del I Municipio. Insomma, meno gente in canotta e ciabatte? “Non la banalizzerei così, però l’idea è quella. Ma il vero problema è un altro”. Ovvero? “In Italia manca completamente un piano nazionale del turismo. Dev’essere lo stato, il governo, a dare le linee guida, lasciando poi agli enti locali potere d'intervento su settori specifici. Manca una politica del turismo, come invece altri paesi hanno, a partire dalla Francia. Basti vedere come il ministero del Turismo sia sempre considerato come un dicastero minore”, sottolinea Bonaccorsi. Ma Roma è condannata a essere solo una città turistica? “Spero di no, perché sarebbe un fallimento. Sotto questo aspetto negli ultimi anni sono stati commessi molti errori. Il turismo è importante, ma non può essere l’unica leva dell’economia cittadina. Ci sono diversi settori attrattivi per i visitatori: le università, la formazione, l’audiovisivo. Su questo terreno, come pure sullo svuotamento del centro storico, siamo ancora in tempo per fermare l’emorragia e tentare di invertire la rotta”.

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