Roma capoccia

Una mostra sul movimento dark negli anni Ottanta. Un po' Londra un po' Trastevere 

Gianluca Roselli

Nelle fotografie di Dino Ignani al Museo di Roma in Trastevere (fino al 10 novembre, esposizione curata da Matteo Di Castro) c'è un pezzo di storia dell’underground capitolino

La sensazione, osservando i volti e le espressioni dei ragazzi dei primi anni Ottanta, è di persone che si divertivano. Le fotografie di Dino Ignani che compongono la mostra “80’s Dark Rome” rappresentano un pezzo di storia dell’underground capitolino. Si era appena usciti dagli anni Settanta e dagli anni di piombo, all’inizio del nuovo decennio i ragazzi tornano a uscire la sera senza etichette politiche ma individuabili solo in base ai gusti musicali e al modo di abbigliarsi.

Ci sono i punk, i rockabilly, i new wave, i metallari, i mods e, appunto, i dark. Che ascoltano gruppi come Cure, Bauhaus, Joy Division, Echo & the Bunnymen, Devo, Siouxsie and the Banshees, per citarne solo alcuni. Sintonizzati mentalmente con tutto quel che accadeva a Londra. Ci si vestiva di nero, ma non solo; si portavano collane con crocifissi; i capelli erano sparati in aria con lacche ma pure con acqua e zucchero; i volti, anche maschili, erano truccati.

“Frequentavo una vineria a Trastevere, il Fidelio, che comincia a popolarsi di questi ragazzi. Per me, che avevo militato nel movimento studentesco e vestivo con l’eskimo, scatta subito una grande curiosità verso questi personaggi così originali, ognuno diverso dall’altro: così inizio a seguirli tutte le sere nei loro locali e a fotografarli”, racconta Dino Ignani, che oggi ha 74 anni assai ben portati.

Qualcuno fa iniziare la nuova tendenza con il concerto dei Talking Heads al Palaeur nel 1980. Da lì si parte e non ci si ferma più e molto poi confluirà nella fenomenologia disco e house degli anni ’90. Tra i volti si riconoscono quelli, giovanissimi, di Dario Salvatori, Pino Strabioli, Roberto D’Agostino. Uno di loro è venuto alla presentazione, Filippo Maria Ricci, oggi corrispondente da Madrid per la Gazzetta dello Sport. “Sì, quello ero io minorenne. Si impiegava anche un’ora a prepararsi prima di uscire. Ci s’incontrava ogni sera, non come oggi coi i ragazzi che stanno sui social…”, osserva Ricci.

“Li seguivo nei locali (Blackout, Supersonico, Uonna Club, Piper), allestivo un set fotografico e facevo uno scatto per ognuno, senza farli mettere in posa, per cogliere il loro stato d’animo. A loro piaceva, si mettevano in fila, sentivano di far parte di qualcosa di nuovo”, spiega Dino Ignani. La prima volta le foto furono esposte nel 1985 a Palazzo Braschi (“Dark Portraits”) e pubblicate su Rockstar. Ora ritornano al Museo di Roma in Trastevere, esposizione curata da Matteo Di Castro, fino al 10 novembre.

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