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ROMA CAPOCCIA

Il nulla con la città attorno: elegia di viale Palmiro Togliatti

Andrea Venanzoni

Poliziotti disperati e carabinieri non meno disperati sfrecciano dietro una, cinque, dieci chiamate, graduandone la priorità a seconda delle urla e dei dialetti. Le sirene, in assenza di Ulisse. Ma ci sono comunque la fiamma di Lucifero e le sue fauci nerastre

Viale Palmiro Togliatti, dove la civiltà occidentale tramonta ogni notte. Il nulla con la città attorno. Ultimi bargigli di fiamma, lungo il profilo scultoreo del Centro carni comunale. Scherzo post-junghiano di carne che abbatte carne, carne animale venduta nel perimetro cementizio e carne umana venduta davanti il lucore carnicino dei falò, appena fuori.


La pietra. I fetori. Le carcasse di auto bruciacchiate come scintille elettriche, nell’eterno ritorno dell’uguale che ha sostituito i sassolini lanciati da Nietzsche e la risacca del lago di Silvaplana con i corpi statuari delle trans e le bottiglie di birra che formano una Sagrada Familia di vetro, tabasco e luppolo e crack e kebab e panini con salsiccia, rivotril, ansia dei corsari delle sale slot, rohypnol. Ogni notte uguale, ogni notte come serpente alchemico ingoia le sue stesse spire e la sua coda e le sue promesse di redenzione e la speranza di guarigione e di intervento della buona amministrazione. Viale Palmiro Togliatti. Case, casematte, casette, giostre spezzate, campi nomadi abusivi, accampamenti abborracciati, autodemolitori clandestini e roghi permanenti. Prostituzione geopolitica didascalicamente segmentata per Paesi e specialità.


Prateria arsa dal sole che la sera si trasforma in una alcova postmoderna degna di un film di Cronenberg, in cui corpi mollicci e sudati e ebbri dionisiacamente di ogni sostanza vietata da Dio e dall’uomo si danno pornografico convegno. Poliziotti disperati e Carabinieri non meno disperati sfrecciano dietro una, cinque, dieci chiamate, graduandone la priorità a seconda delle urla e dei dialetti. Le sirene, in assenza di Ulisse. Ma ci sono comunque la fiamma di Lucifero e le sue fauci nerastre.


Sindaco-influencer realizza video di riqualificazione, in questo quadrante. Influencer senza la particella ‘sindaco’, da Cicalone a Primonero, avevano però già mostrato lo schifo suppurato denunciandolo con abbondante vantaggio temporale. Ma il sindaco-influencer non si accorge che in un frame del suo video, eternato a beneficio di cittadini e morbosi esteti del degrado, campeggia una bestemmia dipinta in spray, sopra fatiscente bunker pietroso. Nessuno dello staff, mentre riprendevano, glielo ha fatto notare. Viatico eccellente per il Giubileo. Pellegrini accostano ogni sera le loro auto. Contemplano la carne, smerciata, simbolicamente e meno simbolicamente. Viandanti senza casa e senza patria dormono sulle panchine, acciottolati come stelle nere cadute nell’abisso di una fogna.


Come in un perenne sbarco in Normandia, ondate di desperados del sesso contrattano, scrutano, osservano, desiderano, contano i soldi, zig-zagano nel traffico, si evitano, si smarcano, accelerano, di colpo rallentano, e poi si fermano e guardano la ragazza o la trans. E le prestazioni. Consumate, in un baudrillardiano fast-food della disperazione. In ogni cantuccio, nelle baracche, nei campi e nei prati, nelle piazzole bruciate, sotto lampioni fulminati, in diramazioni cieche in cui l’asfalto è stato sostituito da un oceano di kleenex e di preservativi usati. Simili a Diogene, con la lanterna imbracciata ad altezza di occhi, pervadono e occupano il mondo, questo sotto-mondo lungo otto chilometri, otto chilometri di viale Palmiro Togliatti, quanto tutta l’estensione di Milano, otto chilometri di luna-park della carne e dei desideri infranti sotto un cielo inerte. Non cercano l’uomo però, come fece Diogene, cercano loro stessi negli spettri della prostituzione.


L’odore, forte e pungente, del bruciato, plastica, metallo, erba, ramoscelli, animali, cucina da campo e vudù da spartitraffico, mentre uomini e ragazze e donne e trans si accapigliano in cileno, in peruviano, in colombiano, in ucraino, in moldavo, in rumeno, reclamando ciascuno la salvezza in un quadrante punteggiato di fuochi o di finestre inconsapevoli. Condomini affacciano direttamente su Mordor. Genitori praticano involontaria educazione sessuale quando i figli poco più che bambini si affacciano in balcone e si imbattono là sotto in conformazioni da “The Human Centipede”, corpi nudi che compongono cosa, trenini? cavallina? ma perché quella apparente donna alta due metri e più grossa e muscolarmente definita di Schwarzenegger in “Conan il barbaro” non riesce a scavalcare il signore davanti? Domande cui gli affranti genitori non sanno dare risposta e allora borbottano scocciati, e un po’ sudati, ‘su ragazzi torniamo tutti dentro a vedere i video del sindaco’.

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