Roma Capoccia
Gualtieri chiama Meloni: “Salvare la metro C"
Dopo il taglio dei fondi per la tratta T1 nella legge di bilancio, il sindaco telefona alla premier. Si lavora a una rimodulazione. Nel 2022 fu la premier a pretendere l’inserimento dei finaziamenti della linea. Botta e risposta tra il primo cittadino e Giorgetti
“E’ chiaro che il sindaco sta cercando di risolvere la questione ai massimi livelli”, spiegano da Palazzo Senatorio. Roberto Gualtieri ha chiamato la premier Giorgia Meloni, ma anche il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini e quello dell’Economia Giancarlo Giorgetti . Obiettivo: reinserire in legge di bilancio i 425 milioni che, tra il 2025 e il 2032, sono stati tolti dal maxi finanziamento da quasi 900 milioni per la realizzazione delle ultime due tratte, T1 e T2, della metro C, da piazza Venezia fino alla Farnesina. Il sindaco negli scorsi giorni ha denunciato il taglio con un’intervista al Messaggero. Così, dicono in Campidoglio, non solo salterebbe la tratta T1, con le due fermate “Auditorium” e “Farnesina” che porterebbero la linea verde da piazzale Clodio a ponte Milvio: “Ma saremmo costretti a mettere le talpe escavatrici anziché nel grande spazio che c’è vicino alla Farnesina a viale Mazzini, sotto la Corte dei Conti”. I fondi furono inseriti due anni fa in legge di bilancio proprio grazie all’intervento della premier. Nonostante i tentativi del Campidoglio, infatti, già due anni fa sia il Mef, sia il ministero dei Trasporti volevano inserire all’interno della manovra solo i finanziamenti per la tratta T2, da Venezia Clodio. Fu solo la telefonata del sindaco a Giorgia Meloni a bloccare lo stallo. Fu direttamente la premier a pretendere e ottenere il finanziamento. Due anni più tardi la partita si ripete.
Intanto ieri in commissione Trasporti a Montecitorio la maggioranza ha bocciato gli emendamenti del Pd che chiedevano di reintrodurre i fondi: “Oggi (ieri per chi legge, ndr) – dice Andrea Casu, deputato del Pd in commissione Trasporti – la maggioranza ha sprecato la prima occasione per cancellare i tagli e salvare la metro C già finanziata e prevista fino a Farnesina. Non ci arrendiamo e ci aspettiamo che i prossimi voti in commissione Bilancio e in aula vadano nella direzione delle dichiarazioni pubbliche a sostegno dell’opera che abbiamo letto e stiamo ascoltando in questi giorni e non in quella contenuta nella manovra di cancellare una parte fondamentale di un’opera già finanziata proprio nell’anno in cui gli occhi del mondo sono puntati su Roma per il Giubileo”.
E infatti anche nel centrodestra i tentativi di trovare una soluzione vanno avanti. Negli scorsi giorni prima il vicepremier di FI Antonio Tajani e poi il collaboratore di Matteo Salvini su Roma Davide Bordoni avevano chiesto il reinserimento delle risorse.
Dal Mef però si continua a frenare. Il taglio ai fondi della metro C fa parte dei tagli lineari alle tabelle dei ministeri che il Mef ha fatto per permettere di coprire le misure di spesa che sono state inserite nella manovra. “E però – spiega una fonte di via XX settembre – ogni ministero può rimodulare quei tagli, ma bisogna fare attenzione, le risorse vanno impiegate per capitoli in cui poi c’è effettivamente una spesa”. In pratica, anche sulla metro C, la posizione è questa: i fondi devono avere impegni di spesa già previsti per gli anni in cui sono stanziati, altrimenti si rischia di lasciare risorse che sarebbero preziose per altro ferme. Insomma, dicono dal Mef, la posizione del governo sulla metro C non è cambiata, ma i fondi vanno inseriti quando davvero potranno essere spesi. Una cosa non del tutto diversa da quanto accaduto con il famoso fondo automotive, che, lo riconoscono anche la associazione di categoria, è stato tagliato per la parte che non aveva ancora alcun impegno di spesa.
E però in Campidoglio su questo non vogliono sentire alcuna ragione. “Serve una rimodulazione temporale dei fondi? Noi siamo disposti a parlarne, purché venga inserita nero su bianco all’interno della legge di bilancio”, dice ancora il dem Casu. Mentre l’assessore capitolino alla Mobilità Eugenio Patanè spiega: “Senza avere lo stanziamento non possiamo nemmeno cominciare la progettazione definitiva. E’ quello che già ha fatto fare tardi alla città sulla tratta T2. Non possiamo permetterci di ripetere quell’errore. Inoltre se non facciamo marciare la realizzazione delle due tratte in parallelo rischiamo di dover mettere le talpe in Prati, dove non c’è uno spazio adeguato per ospitare sia gli scavi, sia le terre di riporto”. Questa posizione, dicono in Campidoglio, sarebbe condivisa anche da Maria Lucia Conti, la commissaria del governo alla costruzione della metro C.
Nel corso della giornata è arrivata una risposta del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti che conferma i dubbi fatti filtrare da via XX settembre. "La metro C di Roma - ha detto il ministro - è sicuramente un'opera meritoria. Ma manca il progetto definitivo. Per tutte le opere, le nuove regole contabili prevedono che gli stanziamenti siano previsti quando si è sicuri che le spese siano realmente fatte. Altrimenti quello spazio è bruciato e si aiuta il Ministro dell'economia a vincere il Nobel dell'ausperità a Bruxelles. Quando le amministrazioni chiedono stanziamenti - ha precisato Giorgetti - devono presentare il progetto esecutivo con le tempistiche effettive delle spese e così il Ministro dell'economia mette i soldi". Nello specifico, sulla metro C di Roma, "quando sarà presentato il progetto definitivo, non credo nell'arco di dieci giorni, vedremo come organizzarci con gli stanziamenti, in base alle regole contabili". A stretto giro gli ha replicato il sindaco Gualtieri confermando invece la necessità di avere i fondi sin sa subito: "Voglio accogliere positivamente la valutazione dell’opera come meritevole e l’impegno a organizzare l’articolazione del finanziamento in modo da consentire la sua realizzazione in modo coerente con il pieno uso dello spazio fiscale disponibile. Tengo però a precisare che nel caso della tratta T1 della Metro C la possibilità, a cui il ministro ha fatto riferimento, di separare il finanziamento della progettazione definitiva da quello della realizzazione, recentemente introdotta nell’ordinamento con il comma 70 dell’art. 1 della legge 213/2023, non è applicabile perché il contratto della Metro C prevede l’opzione contrattuale di affidamento integrato di progettazione e realizzazione della tratta T1 al Contraente Generale. L’alternativa di una separazione tra progettazione definitiva ed esecuzione, che il taglio attuale renderebbe obbligata, è inattuabile perché non solo costringerebbe a fare una nuova gara per la T1 aumentando i tempi, ma determinerebbe anche l’aumento di 50 milioni dei costi della tratta T2 perché costringerebbe a realizzare il capolinea a Mazzini/Clodio, che a sua volta comporterebbe notevoli disagi in quel quadrante. Infine, prima di fare il nuovo appalto per la T1 bisognerebbe attendere il collaudo della tratta T2, il che significherebbe uno slittamento di quasi dieci anni nella realizzazione della T1. La T1 è già molto avanti avendo già realizzato il PFTE, la VIA e l’affidamento. La progettazione definitiva sarebbe di rapida esecuzione e consentirebbe di realizzare in parallelo le due tratte T1 e T2 con un notevole risparmio di tempi e costi. Siamo comunque pronti a un confronto tecnico per ripristinare il finanziamento dell’opera e definire il profilo temporale della sua articolazione interna più idoneo a consentire di completare la metro C il piú rapidamente possibile e a conseguire l’obiettivo indicato dal Ministro di utilizzare pienamente lo spazio fiscale disponibile. Obiettivo che verrebbe invece vanificato proprio dal taglio attuale del 50% della T1, che bloccando l’opera congelerebbe i restanti 400 milioni di risorse stanziate".