Roma capoccia
“Gualtieri che indica cose”, fenomenologia di un Sindaco-influencer
Visita campi, inaugura strade, guida bus, toglie il cellophane dai mezzi Am, stappa bottiglie di spumante. La pagina Instagram è in rapida espansione, oltre milleduecento follower, ma non c’è dubbio che molti preferiscano l’originale
Naturalmente c’è il ping pong’ assicura il sindaco Roberto Gualtieri in posa di tre quarti, camicia e cravatta, microfono e racchettina in mano, mitografia quasi fantozziana di condanna allo sport permanente come avrebbe amato dire il prima mite e poi ferocissimo ragionier Fonelli asceso al rango di Cobram II in Fantozzi subisce ancora. Il sindaco guarda dritto in videocamera, con consumata sicurezza. “Ecco la luce in fondo al tunnel”, declama in altro video con enfasi quasi filosofica e certo dantesca, caschetto in testa, pregustando forse lo spuntare di un qualche Virgilio e quando ancora la specialità della casa era la speleologia urbana dei lavori pubblici, la mimesi da Indiana Jones dei cantieri. “Una bottiglia di plastica” declama puntando il dito guantato mentre solca le oceaniche acque del Tevere, ben bardato da rafter di Ponte Sublicio, Pirati dei Caraibi a Testaccio.
Il sindaco Gualtieri indica vetuste carrozze, in una capitolina riedizione dello steampunk nebbioso e vittoriano, indica rampe per persone disabili fatte calare dai bus, indica soffitti, pavimenti, paesaggi e orizzonti, buche, groviere stradali, voragini che sarebbero piaciute a Jules Verne, indica anche noi che lo scrutiamo mentre ci guarda dall’alto, con caschetto e giacca scura, fa molto Le Iene, o Pulp Fiction, insomma qui l’effetto non è tanto rassicurante. Gualtieri indica prati arsi dal sole e tralicci, operai e asfalto, indica cestini della monnezza però algoritmici, indica folle di netturbini sorridenti ma non algoritmici, indica mappe e antiche iscrizioni latine. A rendergli doveroso tributo è la pagina Instagram “Gualtieri che indica cose”, una collezione delle migliori frasi e delle migliori estrapolazioni dai copiosissimi video con cui il sindaco ci delizia ogni giorno, mostrandoci la città come farebbero Alberto Angela o Alessandro Barbero; però a differenza di divulgatori scientifici e di storici prestati allo show, il sindaco Gualtieri indica la normalità, la quotidianità, le minuzie, le micro-esistenze, ben sapendo che in questo tentacolare Caos chiamato Roma nulla è mai davvero ordinario.
Gualtieri, per realizzare i suoi video, autentiche miniere di potenziali meme e di aforismi che avrebbero fatto impallidire Karl Kraus, visita campi, inaugura strade, accoglie personale neoassunto, guida bus, toglie il cellophane dai mezzi Ama freschi freschi di acquisto, stappa bottiglie di spumante per celebrare il proprio compleanno mentre fa un sopralluogo notturno sulla tangenziale, tanti cari auguri sia pure in ritardo, fende come un Vasco da Gama della riqualificazione urbana le praterie degradate di viale Palmiro Togliatti senza troppo avvedersi di aver eternato in un frame video una bestemmia affrescata a spray su un rudere, esplora mascherina calata in volto campi bruciati dagli incendi, entra nelle case e nei centri anziani, colloquia, si fa offrire il caffè, scherza, sorride, lancia battute, in qualche video si intrattiene con contestatori e cittadini, spesso commercianti, non del tutto entusiasti di come le cose vadano nella Città eterna.
Ad oggi la pagina Instagram è in rapida espansione, oltre milleduecento follower, ma non c’è dubbio che molti preferiscano l’originale e il gustarsi i video integrali, perché come si diceva il potenziale memetico è sempre enorme: l’aspetto gustoso dei video del Sindaco infatti è che non serve estrapolare o decontestualizzare una frase, un momento particolare, sono delle fucine autentiche di perle. Per le ambientazioni, per le frasi, per la prossemica, per l’abbigliamento del tutto dissonante rispetto il contesto, la quasi sempiterna giacca e cravatta, divisa del senso di responsabilità istituzionale, tra campi incolti, maneggi abbandonati, discariche abusive, ventre della terra scavato da trivelle e ruspe, fiochi lucori che rimandano metafore su e di una città ctonia. A questo punto però è necessario un ulteriore passo, un sussulto, uno scatto. Il sindaco deve iniziare delle collaborazioni, come tutti i veri influencer. Deve correre in metro con Simone Cicalone, Mattia Faraoni, Mattia Pileggi. Deve andare a recensire le pizzette basse e scrocchiarelle con Franchino er Criminale per capire se la tradizione culinaria sia salva o se al contrario vincano foodporn e laboratorissimo. Deve passeggiare in strada con Primonero chiedendo un euro ai passanti nei dintorni della stazione Termini e dire, finalmente, “inkredibile, Roma come Gta, sempre casino”.