(foto Ansa)

Roma Capoccia

Anche a Gualtieri non piacciono più i tram?

Gianluca De Rosa

Ieri l’annuncio che il 19 non arriverà più a Risorgimento. E il Comune non chiede al Mit i finanziamenti per le nuove tramvie a Prati

A Via Ottaviano, proprio al centro della strada, campeggiano ancora le rotaie del tram 19. Con i lavori per la pedonalizzazione non sono state rimosse. Nel solco dove dovrebbero scorrere le ruote dei tram però c’è finito parecchio cemento, come se non dovessero più essere utilizzate. Archeologia industriale, più che infrastruttura per il trasporto pubblico. Lo stesso è avvenuto anche poco più in là, a Piazza Risorgimento, quella che fino a pochi mesi fa era il capolinea del tram 19. E così nei giorni scorsi, percorrendo la nuova strada, se lo sono chiesti in tanti: “Ma su questi binari torneranno a viaggiare i tram o li hanno lasciati per bellezza?”. Ieri il sindaco Roberto Gualtieri ha risposto a questi interrogativi: no, il tram, almeno per i prossimi dieci anni, non percorrerà più Via Ottaviano e non raggiungerà più, almeno da quella direzione, Piazza Risorgimento. La tratta doveva essere riaperta il prossimo 20 gennaio, ma non sarà così. “La questione è un po’ problematica perché potremmo riaprire quel tratto solo per un periodo limitato, poi, con il cantiere della metro C su via Barletta, bisognerebbe comunque richiudere”,  ha spiegato il sindaco ai cronisti, confermando anche una seconda notizia: il Campidoglio ha rinunciato a chiedere il finanziamento per le tranvie da Viale delle Milizie a Clodio e da lì all’Auditorium (la cosiddetta tranvia della Musica). In pratica, salteranno tutte le nuove linee dei tram a Prati e Delle vittorie.

 

Per quanto riguarda il futuro del 19, il tram che collega la Prenestina a Prati, l’idea del Campidoglio è farlo tornare (non si sa quando) con un nuovo capolinea in Viale delle Milizie. Tuttavia, il nuovo attestamento potrà funzionare solo quando arriveranno i nuovi tram bidirezionali, e cioè “guidabili” da entrambi i lati, perché non sarà possibile realizzare un capolinea circolare come era quello di Risorgimento. Il motivo dell’addio alle altre tratte – per cui pure la giunta capitolina aveva stabilito la richiesta di finanziamento al Mit con una delibera dello scorso luglio – è invece finanziario: i fondi del Mit non basterebbero per coprire tutti i progetti che il Campidoglio aveva previsto. Spiegava ieri Gualtieri: “Confermiamo l'impegno a realizzare tutte le sette tramvie, ma dobbiamo avere un ordine, quindi abbiamo individuato un elenco con quelle che ci sembrano prioritarie”. Insomma, il Campidoglio chiederà al Mit il finanziamento solo per le altre cinque tranvie (Marconi-Laurentina, Tor Bella Monaca-Tor Vergata, Vigna Clara-Piazza Mancini e Tor Vergata-scambiatore Gra), lasciando fuori quelle che riguardano la parte più centrale della città. Secondo Riccardo Pagano del comitato MetroxRoma, che per primo ha segnalato la rinuncia alla richiesta di finanziamento, si tratta di un ordine di priorità piuttosto sballato: “Come può non essere prioritaria una tramvia che porta ai più grandi uffici giudiziari d'Italia?”.

 

La paura è che queste novità siano solo l’antipasto della rinuncia a un’altra importante tramvia, la Termini-Vaticano-Aurelio. La tratta in grado di collegare Termini a Cornelia, attraversando Via Nazionale, Piazza Venezia e Corso Vittorio. Lo scorso anno in pochi mesi il principale quotidiano della capitale, il Messaggero, aveva dedicato all’argomento tram una sessantina di articoli al vetriolo. Proprio la Tva era il principale obiettivo polemico. Il Campidoglio però aveva confermato l’opera, per la quale nel frattempo sono arrivati i finanziamenti ed è iniziato l’iter amministrativo.

 

La Tva interseca in parte proprio il percorso della metro C, la linea che Gualtieri sogna possa arrivare fino alla Farnesina entro il 2032. Tra le aziende consorziate dentro Metro C Spa, il general contractor per la realizzazione della linea, c’è anche la Vianini lavori, l’azienda di ingegneria di Francesco Gaetano Caltagirone, l’editore del Messaggero. Un elemento che in città ha generato non poche malizie. Certo ingiustificate. Dal Campidoglio però smentiscono la rinuncia all’opera: “A meno che non si voglia incorrere in un danno erariale dato che è già stata finanziata”. E però l’unica tratta della nuova tranvia che partirà in tempi brevi è quella da Piazza Giureconsulti a Porta Cavalleggeri, l’unica che non interseca il percorso di metro C. Il resto, diamo una notizia, è stato rimandato tutto a dopo il 2027, quando cioè si saranno già svolte le elezioni amministrative. Quelle in cui il sindaco Gualtieri sogna la riconferma. “Quello che sembra sempre più chiaro è che ci sia una grande paura di arrivare alle elezioni con nuovi cantieri”, dice Pagano. “Ma tra Pnrr in scadenza e fondi ministeriali, il 2026 sarà in ogni caso un anno pieno di lavori in città, anche provando a rimandare alcune opere. Quello che dispiace è non rendersi conto di come è cambiato l'atteggiamento dei romani verso i cantieri dopo l'apertura di piazza Pia. E’ nata una nuova fiducia. Perché tornare indietro proprio adesso?”, dice Pagano.

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