Roma Capoccia
Il tabellone dei sospiri di Roma Termini, tra ritardi e cancellazioni
Le luci si accendono, si spengono, segnalano ritardi, binari, cancellazioni. Il monitor della stazione centrale è l'attrazione più fotografata della città
Il cameriere serve l’espresso, guarda il monitor, poi sospira: “Oggi meno ritardi di ieri”. E in effetti poca cosa sono oggi, mercoledì pomeriggio, i trentacinque minuti di ritardo dell’Italo per Salerno. Poca cosa sono i trenta minuti del regionale diretto a Nettuno (poi cancellato). Poca anzi pochissima cosa sono i quindici minuti dell’InterCity per Trieste (che poi diventano venti). Come ancora niente sono i venti minuti del regionale per Benevento o i dieci dell’Italo per Milano.
Numeri dappoco, si capisce, anzi da niente. Ritardi che rasentano orologi svizzeri se non altro rispetto ai novanta, cento, centottanta minuti di ritardo che martedì sera costringevano molti viaggiatori a rimandare la partenza da Roma e trascorrere un’altra notte in albergo – così racconta il cameriere che guarda il tabellone e poi sospira. Ma che porta pure pazienza. Perché oggi, comunque, si respira.
Ed ecco. Le luci si accendono, si spengono, segnalano ritardi, binari, cancellazioni. Sicché questo monitor che il cameriere guarda, che i passanti fotografano, che i passeggeri interpretano, a tratti diventa un calendario dei pontefici massimi up to date. Un calendario che si guarda per capire se il giorno è fasto o nefasto: se si parte oppure no. Anche se già da casa, con l’app TrenIt, s’intende se è bene mettersi in cammino oppure starsene a casa. S’intende se si può partire oppure è meglio evitare – varcata la soglia di via Marsala, o magari l’altra di via Giolitti – di andare addosso al personale Trenitalia per chiedere conto delle tratte soppresse. E poi d’inseguire le uniformi blu dei controllori, quelle rosse degli altri operatori. Di scontrarsi col camoufage dei militari (che in stazione sono sempre di più per i controlli rafforzati del giubileo) e infine di accalcare l’assistenza clienti o di villeggiare per mezze giornate nel Freccia Lounge. In attesa di un responso. Al tavolo accanto, quindi, c’è chi dà un occhio al maxi e uno al micro schermo. Al tabellone e al display del cellulare compulsando e confidando nella tecnologia a portata di mano affinché il treno diretto a Nettuno recuperi minuti. Con la vita che è un pendolo che oscilla tra un tabellone e TrenIt.
Così, dopo i disagi del martedì (giorno infausto) ecco i presagi del mercoledì. Dopo gli inconvenienti sulla linea Roma-Firenze dell’altro ieri, ecco che anche ieri, le linee Roma-Napoli e Roma-Nettuno risultavano guaste. Conclamando quello che a Roma, ormai, si chiama “tabellone dei sospiri”. Monitor e totem. Simulacro e meraviglia del mondo. Attrazione turistica, in stazione, non meno instagrammata della Bocca della Verità a Santa Maria in Cosmedin. Perché qui a Roma Termini, si diceva – dove il sindaco Roberto Gualtieri, sempre martedì mattina, inaugurava piazza dei Cinquecento – questo monitor è il punto luce. Il vero magnete. Il polo attrattivo più fotografato nei giorni scorsi con 200 minuti di ritardo e didascalie come quelle dell’amico che scrive: “Dategli (a Matteo Salvini, ministro dei Trasporti) il Viminale, altrimenti impazzisce”. Dategli, a lui che nella percezione è appunto il pontefice massimo, ovvero l’autore (e il responsabile) del calendario, il ministero dell’Interno. Non è detto cambi qualcosa, anzi. Ma qui guardano il monitor e sperano in giorni fasti.