Roma capoccia
Mazzini addio, il 31 la Rai sgombera il palazzo del cavallo morente
Causa eternit. A rischio le attività commericiali e di ristorazione che da 50 anni vivono (anche) dei 1.300 dipendenti
“Davvero se ne andranno così presto? Non lo sapevo. Forse perderemo un po’ di clienti, ma noi siamo un locale piccolo, di nicchia, non dobbiamo riempire cento coperti. Siamo sopravvissuti al Covid, resisteremo anche senza Rai…”. A parlare è Dario Pulcini, titolare di Irma, bistrot tra i più gettonati del quadrante Prati-Mazzini. Un localino assai chic che deve la sua fortuna anche al passaparola dell’universo Rai. “Sei mai stato da Irma. Nooo? Ci devi assolutamente venire. Un posto carinissimo…”. Il rione sta vivendo i giorni del lungo addio della sede Rai di Viale Mazzini, il palazzone tutto vetro, acciaio e amianto che dovrà essere sgomberato entro il 31 gennaio, per la bonifica dall’eternit e conseguente ristrutturazione: resterà vuoto circa 6 anni, con 1300 dipendenti in diaspora. La maggior parte finirà nella nuova sede di via Alessandro Severo, traversa della Colombo, vicino all’Eur, gli altri saranno dislocati in altre sedi della tv pubblica o messi in smart working. La paura è il tracollo del fatturato di locali e negozi della zona, dove il personale Rai sciama per colazione, pranzo, pausa caffè e aperitivo, ma pure per un po’ di shopping e la spesa prima di tornare a casa.
Mille e trecento persone sono un piccolo paese che non c’è più. Alcuni, però, saranno dislocati nelle sedi limitrofe: Via Asiago (sede della radio), via Col di Lana (Teche) e via Teulada. Forse si eviterà il deserto dei tartari. Ma la preoccupazione c’è. “Noi siamo qui dagli anni ’60, prima c’erano solo la Rai, il Tribunale e Finmeccanica. Nei nostri locali si è fatta la storia della tv pubblica, da noi sono passati tutti. La vera botta però è già arrivata col Covid e il lavoro da remoto. Io qui ho 80 dipendenti e il calo degli incassi sarebbe un problema. Ma resto fiducioso, bisogna guardare avanti…”, sostiene Lorenzo Vanni. Mentre pranziamo, nel suo locale s’intravede qualche volto Rai, a un tavolo c’è Stefano Coletta. Vanni è incastonato anche fisicamente nella tv pubblica: nello stesso palazzo c’è Rai Teche. Tra i suoi tavolini si sono decise nomine e conduzioni, messi nero su bianco interi palinsesti. Così come pure da Antonini e Settembrini, che però hanno cambiato nome e gestione. Al posto del primo c’è Sabotino.
“Per ora non registriamo cali nell’incasso. Abbiamo una clientela eterogenea, ci sono avvocati, notai, professionisti, e poi tanti residenti. Per fortuna questa non è una zona di soli uffici, le persone ci abitano…”, racconta Concetta, responsabile di Sabotino. E proprio i residenti sono stati protagonisti di una lotta senza quartiere a Fiorello, costretto a traslocare col suo programma Viva Raidue, che vedeva le strade intorno a Via Asiago riempirsi dalle 5 di mattina. La Caffetteria Montello 12, dove Fiorello prendeva il caffè circondato dall’umanità più varia, è stato ribattezzato il “Bar di Guerre Stellari”, con tanto di insegna. “A protestare era solo un gruppetto di pensionati, ma non c’era tutta questa confusione. Il trasloco del programma è stata un’ingiustizia”, racconta il titolare, Stefano Bella. Che però non teme l’addio a Mazzini, anzi. “Qualche centinaio di persone arriverà in Via Asiago e per noi saranno clienti in più. Qui il colpo l’abbiamo già vissuto con la chiusura della Vianini (gruppo Caltagirone). Ora c’è Leonardo, ma sono solo un centinaio…”, aggiunge. Poco più in là c’è Ercoli, qui dal 1928, salumeria e gastronomia di lusso con bistrot. “Hanno detto che i dirigenti li spostano qui in Via Asiago e noi puntiamo su una clientela di fascia alta. Abbiamo anche una saletta riservata per pranzi lontano da occhi indiscreti…”, spiega la direttrice Marzia Mattioli.
“Mi dispiace per le mie clienti, alcune sono disperate per lo spostamento all’Eur, un vero trauma…”, sussurra Maria di Sciascia Caffè. Poi c’è Dante, “il” ristorante di quadri e dirigenti di Viale Mazzini. “C’è la Rai, ma ci sono anche tante altre realtà, come tutte le case di produzione…”, sostiene Armando, il titolare. Già perché qui, attaccate alla mammella di mamma Rai, sono sorte le sedi dei principali produttori di cinema, tv e fiction: Freemantle, Lux Vide, Ballandi, eccetera…, generando un notevole indotto. Si trasferiranno pure loro a Roma Sud?