roma capoccia

Oltre lo schermo buio delle sale chiuse, prove di accordo produttori-attori-Rocca

Marianna Rizzini

L'interessamento di attori e registi, la pressione dei produttori, un incontro con il governatore, la strada percorribile. Disfida dei cinema, atto secondo

La disfida delle sale è arrivata a un quasi lieto fine? Non si sa, ma, dopo una settimana di bombardamento mediatico e appelli in direzione del governatore laziale di centrodestra Francesco Rocca, da parte di registi-attori-produttori-distributori ed esercenti, si intravede una bozza di accordo sulla questione “riconversione e riqualificazione dei cinema in disuso” a Roma. Un accordo che, da destra, punta a superare un emendamento della stessa maggioranza (lato FdI) a una legge regionale sul cambio di destinazione d’uso dei cinema dismessi, l’emendamento cioè che avrebbe potuto portare, se applicato, alla trasformazione delle sale oggi chiuse a Roma, circa trenta, in supermercati e sale bingo. Ma anche un accordo che, da sinistra, va a cadere su un possibile terreno di convergenza con gli avversari politici, nonostante i dubbi e i sospetti sul destino delle tante sale cinematografiche che da anni restano serrate.

 

E, dopo l’interessamento di grandi attori (Carlo Verdone in primis) e grandi registi (Ferzan Ozpetek in primis), alcuni dei quali pronti a una cordata per salvare le sale dell’ex circuito Ferrero comprate all’asta da un fondo olandese, si è fatto sentire anche il Comune – non a caso, qualche giorno fa, è intervenuto sul tema anche l’assessore alla Cultura della giunta Gualtieri Massimiliano Smeriglio (servono fondi pubblici per salvare le sale, ha detto).

 

Ma, al di là dell’esito del dialogo, partito due giorni fa nel corso dell’incontro tra Rocca e gli addetti ai lavori, per capire se c’è vita oltre lo schermo buio bisogna fare un passo in più rispetto alle dichiarazioni del governatore (“non lasciare le sale in mano alle speculazioni”, ha detto Rocca) e in più rispetto alle aperture di Laura Corrotti di FdI, la firmataria dell’emendamento suddetto (“bene il confronto”, ha detto) e anche in più rispetto alla soddisfazione delle imprese e dei produttori (che “apprezzano” la volontà della regione) per capire se c’è spazio per un discorso più organico (anche i teatri spesso vivono la stessa parabola discendente) sulla riconversione degli ex “presidi culturali”, questione non meramente urbanistica. Non basta insomma un piano regolatore. Intanto, nei prossimi giorni, Rocca incontrerà altre categorie (a partire dai 100 autori) e sottoporrà la questione all’attenzione del ministero dei Beni Culturali. 
 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.