Tre sindaci e un libro. Sposetti promuove una pubblicazione su Argan, Petroselli e Vetere
Metti un tesoriere ex Pci-Pds-Ds, Ugo Sposetti, anche custode della memoria collettiva del partito (a monte e a valle del Pd) e anche presidente della Fondazione Enrico Berlinguer e demiurgo della mostra “I luoghi e le parole di Enrico Berlinguer”, premiata un anno fa da un grande successo di pubblico e di critica. E metti di nuovo lui, Sposetti, che, con l’aiuto dello storico Umberto Gentiloni Silveri, docente alla Sapienza, decide di mettere insieme in un libro, in uscita in primavera, tre storie di tre sindaci, i cosiddetti “sindaci rossi” che, tra il 1976 e il 1985, hanno fatto della loro Roma un mito per cittadini, successori ed emuli. Sono Giulio Carlo Argan, Luigi Petroselli e Ugo Vetere. Tre personalità diverse, dalla diversa formazione, ma con la stessa idea di Roma come città che rivive oltre la speculazione, nella cultura e per la cultura, negli spazi riqualificati e nello sviluppo delle zone periferiche. E la storia dei tre sindaci di sinistra ha il suo incipit nel novembre del 1976, quando il Pci, a Roma, si afferma con il 35,48 dei voti, nei quartieri centrali come nelle borgate, dopo trent’anni di predominio democristiano. Ma quello stesso Pci non nomina sindaco un politico. Sceglie invece Giulio Carlo Argan, intellettuale e storico dell’arte conosciuto in tutto il mondo, autore di manuali adottati in tutti i licei, un Argan che arriva in Campidoglio con in testa una frase: “Nel mio pensiero la città è cultura, niente altro che cultura”. E in base a quell’idea Argan agisce, anche nominando assessore Renato Nicolini, giovane architetto e drammaturgo, l’uomo che ha inventato l’estate romana e che ricoprirà lo stesso ruolo anche nelle giunte Petroselli e Vetere. Da sindaco, Argan vedrà avvicendarsi in un anno tre papi, e da sindaco vivrà, nel 1978, il rapimento di Aldo Moro. L’anno dopo si dimetterà per motivi di salute, lasciando il testimone a Luigi Petroselli, che guiderà il Campidoglio soltanto due anni (l’incarico è interrotto violentemente da un infarto che non gli lascia scampo). Nonostante la brevità della sua esperienza, Petroselli avvia un’azione di recupero delle periferie, stilando accordi con le imprese edili e, nel 1980, inaugurando la metro A. Gli succede, dopo la scomparsa prematura, l’ex partigiano ed ex sindacalista Ugo Vetere, già assessore al Bilancio dei predecessori e prosecutore della loro opera, lungo il filo rosso che oggi Sposetti vuole di nuovo srotolare davanti agli occhi di chi c’era e di chi non c’era.