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Foto tratta dal profilo Facebook di Luciano Ciocchetti
Roma capoccia
Ciocchetti: “Sogno di fare il sindaco di Roma. Rampelli? Non è vincente”
Per il Campidoglio spunta l’ex centrista, ora deputato di FdI. Un pezzo di partito guarda a lui. Ma togliere la fascia tricolore a Roberto Gualtieri non sarà facile
Un pezzo di Fratelli d’Italia – che conta – da un po’ di tempo, nei capannelli, fa il suo nome come candidato sindaco: “Luciano Ciochetti? Magara”. E in effetti questo democristiano che visse politicamente almeno tre volte ci spera. Anzi, davanti a una pizzetta farcita alla buvette e una minerale San Pellegrino, il deputato di FdI dice al Foglio: “Il Campidoglio? Sarebbe il mio sogno, oltre che un grande onore. Ma di certo non mi propongo perché significherebbe bruciarmi. Sono a disposizione di Giorgia e Arianna Meloni”.
Si fa il nome di Ciocchetti – entrato nel partito di via della Scrofa con Raffaele Fitto dopo averne condiviso un percorso di transizione con Direzione Italia – perché con il doppio turno occorre schierare candidati che peschino anche fuori dal proprio bacino, che allarghino. Ecco perché Ciocchetti da osservatore dice che “Rampelli non è un’ipotesi vincente in questo schema, senza ovviamente dare giudizi di merito sulla persona e sul politico, sia ben chiaro”.
Già, Rampelli. Il vicepresidente della Camera nonché cofondatore del primo partito italiano e soprattutto maestro forse non molto valorizzato dalla sua “creatura” colleoppiesca diventata leader e premier si muove come un ossesso. Dalla quantità enorme di appuntamenti, eventi, tavole rotonde, inaugurazioni, proposte, tagli del nastro e dichiarazioni si direbbe – a essere maliziosi ma nemmeno orbi – che sia già in campagna elettorale per il Campidoglio. Anzi, lo dicono tutti. Anche se nessuno sa davvero cosa ne pensino le sorelle d’Italia, che Rampelli lo conoscono assai bene.
A Roma si voterà nel 2027 probabilmente in modalità election day con le politiche. Marco Perissa, coordinatore meloniano dell’Urbe molto vicino ad Arianna Meloni, ha aperto un tavolo per Roma con tutti i colonnelli di FdI per iniziare a prendere di petto una sfida complicata. Il primo incontro c’è stato a gennaio, giusto per iniziare a darsi un metodo. E far vedere che il partito più romanocentrico del Parlamento non ha certo dimenticato la capitale, sedotta e abbandonata con ignominia da Gianni Alemanno, primo e ultimo sindaco de destra dal 2008 al 2013.
Dentro FdI c’è la consapevolezza che il sindaco Roberto Gualtieri sia un osso duro e che togliergli il bis delle fascia tricolore non sarà facile. Per due motivi. Il primo riguarda i frutti delle opere messe in cantiere e in parte già inaugurate per il Giubileo: una carta che l’ex ministro dell’Economia si giocherà nella prossima campagna elettorale. Il secondo dettaglio, notato dentro FdI, riguarda la percezione del sindaco con la chitarra. Il quale, grazie anche alla bravura del suo social media manager, è riuscito comunque a costruirsi una proiezione esterna viva e vibrante, placida ma concreto, rispetto a quella anonima e grigiastra dei primi mesi, forse del primo anno, della sua sindacatura. Tutti ragionamenti che in Via della Scrofa mettono sul tavolo con un piano: annunciare il candidato sindaco di FdI, e di tutto il centrodestra, a fine anno dal palco di Atreju, la festa del partito, magari incoronato dalla regina della destra italiana.
Giorgia Meloni, che deciderà il prescelto, per il momento pensa a ben altri dossier, ma sa benissimo che ripetere l’errore di scegliere un altro Enrico Michetti sarebbe esiziale oltre che impossibile e sarebbe l’ennesima puntata sulla classe dirigente del suo partito buona, secondo i detrattori, per fare il brodo. Questa volta sarà un politico di FdI e possibilmente in grado di allargare, a nuovi mondi, al ballottaggio. Ecco perché è spuntato fuori il nome di Ciocchetti, cresciuto all’ombra della corrente Dc, Forze Nuove di Donat Cattin, con una gavetta in quelle che una volta si chiamavano circoscrizioni, per entrare poi in Campidoglio nel 1989 – giunta Carraro – come consigliere comunale. Nel 1994 l’ingresso in Parlamento con il Ccd di Casini e Mastella, poi ancora Campidoglio, di nuova Camera con l’Udc (con tanto di corsa solitaria per il Comune: 3,1) e via dentro la rinata Forza Italia. Dalla quale esce con Fitto – “sì sono un fittiano, ma lo disturbo il meno possibile perché ha cose ben più importanti a cui pensare in quel di Bruxelles” – nel 2015 per avvicinarsi poi, dopo altri passaggi, a Fratelli d’Italia. “Sono uno che non chiede, ma fare il sindaco è il sogno di tutti i romani”.