Roma Capoccia

Pure Bellocchio aderisce all'appello di Valsecchi per fare un “public cinema”

Gianluca De Rosa

Il produttore vuole riaprire una sala trovando tanti piccoli "azionisti" che mettano mille euro ciascuno. Al suo appello hanno già aderito, oltre a Bellocchio, Luca Zingaretti, Pierfrancesco Favino. "Sarà un modello esportabile anche in altre città"

“Oggi ha firmato anche Marco Bellocchio, tutto si concretizzerà davanti a una sala. La acquisteremo e partiranno le sottoscrizioni, mille euro ciascuno, per partecipare all’acquisizione, facendoci diventare tutti proprietari, con un rendimento annuale che prevediamo almeno del quattro per cento”, dice al Foglio Pietro Valsecchi, prodottore cinematografico, proprietario di Taodue film e aspirante inventore di un nuovo modello di business, ma soprattutto di cultura: il “public cinema”, versione cinematografica delle public company, quelle aziende quotate ad azionariato diffuso. Società cioè di proprietà cioè di tanti, tantissimi piccoli azionisti. Un pulviscolo di risparmiatori che, mettendo pochi soldi ciascuno, contribuiscono a formare il capitale di una grande società. Un po’ come il Barcellona, la squadra di calcio catalana posseduta da oltre 140 mila azionisti.


Tutto nasce nei mesi scorsi, quando un pezzo piuttosto vasto dello star system italiano e romano si è mobilitato contro la chiusura delle sale cinematografiche, chiedendo alla politica di intervenire con vincoli urbanistici per evitare che troppi cinema finissero per diventare qualcos’altro. Adesso, con il suo appello, Valsecchi fa un passo in più: invita registi, attori e artisti ad agire in prima persona per evitare le chiusure. Come? Trovando tutti insieme i soldi per riaprire un cinema che non sia solo una normale sala: “Ma – spiega il produttore – un luogo dove organizzare dibattiti, presentazioni ed eventi culturali”.
 Al suo appello, oltre a Marco Bellocchio, hanno già aderito anche Luca Zingaretti, Pierfrancesco Favino, Aurelio e Luigi De Laurentiis, Riccardo Tozzi, Riccardo Milani e l’ex ministro Massimo Bray . Ma questi sono solo i nomi noti. Vista la bassa quota di sottoscrizione, mille euro, è chiaro che sarà necessario trovare un vasto numero di soci per realizzare davvero il “public cinema”. “Servono 4-5 mila persone per arrivare al capitale, ma praticamente già ci siamo, chi mi chiama non ha dubbi mi dicono subito ‘dove posso versare’”, dice Valsecchi. Su quale sarà la sala del nuovo progetto il riserbo però resta il massimo. Nei giorni scorsi si era parlato dell’ex cinema Reale a Trastevere, ma anche dell’Apollo all’Esquilino. Ma Valsecchi per adesso smentisce: “Abbiamo in mente una sala prestigiosa, ma non facciamo nomi, li faremo più in là, non vogliamo mica fare aumentare il prezzo”, dice ridendo il produttore cinematografico. Una cosa è certa: l’obiettivo è rendere questa idea esportabile anche fuori dai confini capitolini. Dice Valsecchi: “Se funzionerà, ma funzionerà sicuramente, questo modello potrà essere applicato anche in altre città d’Italia, consentendo un grande ritorno all’apertura delle sale”.

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