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Roma capoccia
Francesco, i sindaci e la città durante il suo pontificato, da Marino a Raggi e Gualtieri
Le preghiere per l'attuale primo cittadino in vista del Giubileo e gli scambi su Gramsci e Dostoevskij; Raggi che regalava "le voci dalle periferie" e il Marino non invitato dal pontefice a Philadelphia
I sindaci e Papa Francesco, Papa Francesco e i sindaci: un rapporto pubblico e privato che si snoda lungo i dodici anni di pontificato e lungo tre mandati capitolini (di Ignazio Marino, Virginia Raggi e Roberto Gualtieri). Partendo dalla fine, e dalla morte di Francesco, c’è Gualtieri alle prese con il doppio palcoscenico internazionale del Giubileo e del funerale del pontefice, una specie di prova del nove al cubo per la tenuta della macchina organizzativa della città. Ma c’è anche un Gualtieri che si mostra volentieri nella dimensione del rapporto personale con il papa venuto dalla fine del mondo. Un rapporto che, per il sindaco, era fatto di incontri dal vivo e di scambi epistolari su temi letterari (per esempio su Dostoevskij e il popolo, come ha raccontato ieri Gualtieri in un’intervista ad Avvenire) o su argomenti politici: in Campidoglio si narra infatti di un sindaco che discetta con il papa di un testo di Antonio Gramsci.
Ed è stato Francesco, qualche mese fa, ai margini della sua visita in Campidoglio, a invitare i cittadini a pregare per il sindaco, una sorta di benedizione per la mole di lavoro incombente per il Giubileo alle porte, e sempre Francesco ha ringraziato Gualtieri del lavoro fatto. In compenso Gualtieri ha parlato del Papa defunto, vescovo di Roma e in qualche modo parte della Roma che sabato si mostrerà in mondovisione, come di un pontefice “innovatore” e capace di “cogliere il senso dell’interdipendenza degli esseri umani e della necessità di allargare il dialogo anche a chi la pensa diversamente”. Non prendete di lui solo quello che vi piace, ha detto infine il sindaco ai compagni di centrosinistra (che ieri si esprimevano durante la commemorazione alla Camera), mentre la segretaria del Pd Elly Schlein si recava a San Pietro per rendere omaggio alla salma. E chissà se, anni prima, qualcuno dei Cinque Stelle avrebbe detto la stessa cosa alla sindaca grillina Virginia Raggi – che in Papa Francesco vedeva la conferma della narrazione tutta virata sull’“essere tra gli ultimi”.
Negli anni al Campidoglio, infatti, Raggi non soltanto parlava del Papa come di una “bellissima persona” con cui creare un rapporto “costruttivo” fin dal 2016, anno di elezione dell’avvocata a prima cittadina: già al primo incontro, infatti, Raggi aveva regalato al Papa una video-raccolta con la voce della “Roma dimenticata”: messaggi, appelli e testimonianze dalle periferie. “Il nostro pensiero”, scriveva allora Raggi su Fb, “è stato farci testimoni di quelle voci, con l’auspicio che questo cammino comune rappresenti un sostegno soprattutto per quella parte di città abbandonata, che vuole e deve tornare a farsi sentire”. Anche Ignazio Marino, il sindaco “marziano”, avrebbe voluto continuare alla città il suo rapporto inizialmente positivo con il pontefice, risalente ai giorni del 2014 in cui Francesco faceva salire Marino sulla papamobile per ringraziarlo dell’organizzazione, durante la canonizzazione dei papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II – solo che poi quel rapporto si era via via deteriorato, anche a ridosso della decisione del Campidoglio sulla registrazione dei matrimoni gay contratti all’estero, e hai voglia, a quel punto, a cercare l’occasione dell’incontro pacificatore (con una certa insistenza, non molto bene accolta Oltretevere). Si narrava infatti di un Marino, peraltro sindaco cattolico, che telefonava in Vaticano, e di un Francesco alquanto perplesso se non irritato, vista la suddetta decisione del sindaco, fino poi ad arrivare al patatrac, cioè a quel “non ho invitato io il sindaco Marino” all’incontro mondiale delle famiglie a Philadelphia, pronunciato dal pontefice sul volo del ritorno dagli Stati Uniti.
Tuttavia Marino, due giorni fa, ha così reso omaggio a Francesco sui social: “Ho avuto la possibilità di incontrare Papa Francesco in diverse circostanze e di apprezzarne l’umanità, l’umorismo, la forza spirituale e la vicinanza autentica agli ultimi. Personalmente ho molto apprezzato la possibilità, non scontata, di potermi sempre confrontare liberamente con il suo pensiero anche su temi sociali molto complessi, nei quali la sua testimonianza di fede e compassione hanno segnato profondamente la nostra epoca”.