Il ritiro dal nord
Gli ucraini liberano la direttrice verso Kyiv. I dubbi su Belgorod
Le truppe russe lasciano la capitale dell'Ucraina. Liberate Irpin, Bucha e Hostomel. Ma gli ucraini non si fidano
Kyiv. Nel ritiro delle truppe russe dal nord del paese gli ucraini ci vedono un inganno. Al tavolo dei negoziati Mosca vende la sospensione dei suoi attacchi nella zona di Kyiv come una dimostrazione di buona fede e un’intenzione di pace, in realtà è una necessità russa – hanno bisogno di tempo per rifornirsi e riorganizzarsi – per questo gli ucraini non si fidano e si preparano a vederli tornare meglio armati e più pericolosi di quando sono andati via. Ieri un enorme deposito di carburante è andato a fuoco a Belgorod, in Russia e molto vicino al confine con l’Ucraina. Belgorod è una città strategica per i progetti militari di Mosca: da quando è iniziata l’invasione da lì sono entrati decine di battaglioni tattici russi e oggi è uno dei due snodi logistici più importanti per rifornire l’esercito di Putin. Non è la prima volta che accadono episodi del genere da quando è cominciata la guerra, ma questa volta sembra diversa: non si tratta di un’esplosione misteriosa o di un missile arrivato da lontano, incrociando le informazioni raccolte dalle fonti di intelligence open source sembra che due elicotteri ucraini Mi-24 abbiano violato lo spazio aereo russo e siano andati a bombardare il deposito, che ha continuato a bruciare per tutto il giorno nonostante i duecento vigili del fuoco che tentavano di spegnere l’incendio. L’informazione non è confermata ufficialmente ma se due elicotteri ucraini avessero sferrato un attacco in Russia si tratterebbe di una novità assoluta in questa guerra.
L’Ucraina ha smentito, ma colpire Belgorod potrebbe essere un segnale per Putin: sappiamo che ci stai ingannando e possiamo complicare i tuoi piani anche fuori dai nostri confini. Siamo nella fase della guerra in cui la controffensiva della resistenza ottiene successi importanti e questa specie di tregua parziale insospettisce gli ucraini che credono durerà solo il tempo utile a Mosca. Una mappa degli ultimi tre giorni: le due colonne russe hanno lasciato la centrale nucleare di Chernobyl e sono tornate in Bielorussia. I russi però non hanno smesso di bombardare i civili intrappolati dentro la città assediata di Chernihiv e hanno colpito anche il reparto oncologico dell’ospedale, ma stanno allentando la presa: alcune truppe si sono ritirate e a sud mentre gli ucraini continuano a liberare villaggi, puntano a riprendere il controllo dell’autostrada che fa da collegamento con la capitale. Il fronte di nord-ovest di Kyiv – dove ci sono Irpin, Bucha e Hostomel – l’unica direttrice da cui i russi erano riusciti ad arrivare alle porte della città, è stato liberato dall’esercito ucraino. “Ma non bisogna farsi illusioni, per capire che la strategia di Putin non è cambiata basta guardare un qualsiasi talk-show russo”, dice al Foglio Mikhail Beyzerman, che fa il conduttore in una televisione locale. “Nei programmi della propaganda come quello di Vladimir Soloviev hanno dovuto aggiustare il tiro dopo che qui le cose per loro si sono messe male. Ma ora dicono che la fretta è un’isteria occidentale e che per portare a termine la ‘denazificazione’ ci vorranno anni: hanno capito che siamo forti, ma continuano a promettere che la nostra indipendenza ha una data di scadenza”.