Come fermare Putin
"Subito le sanzioni sul petrolio. Mandare le armi all'Ucraina è doveroso". Parla Della Vedova
"Oggi l’obiettivo è quello di sospendere ogni trasferimento di risorse verso la Russia. L'Europa faccia un passo in avanti. Dall'italia nessun veto: lavoriamo per essere pronti in caso di embargo. Se esiste una prospettiva di negoziato è proprio perché Kyiv sta resistendo". Intervista al sottosegretario agli Esteri
Con le sanzioni e con le armi: “Bisogna fermare Putin”. Benedetto Della Vedova evita la retorica, va dritto al punto e delinea la duplice strategia che l’Italia e l’Europa devono perseguire in questa fase. “Oggi l’obiettivo è quello di sospendere ogni trasferimento di risorse dall’Europa alla Russia. Bisogna accelerare su questo punto”. Perché, spiega al Foglio il sottosegretario agli Esteri, acquistare il gas e il petrolio del Cremlino è una questione che “non riguarda solo i rischi legati all’energia, ma rappresenta un elemento attivo di partecipazione a una guerra che non è solo contro l’Ucraina, ma è contro l’Europa”.
In questo senso, dunque, vanno intesi i prossimi appuntamenti internazionali del governo, mercoledì in Angola e giovedì nella Repubblica del Congo, per stringere nuovi accordi energetici: missioni a cui parteciperanno, dopo la positività al Covid di Mario Draghi, i ministri Roberto Cingolani e Luigi Di Maio. “Fin dall’inizio della crisi il premier ha spinto per la costruzione di un’Europa dell’energia”, dice l’esponente di Più Europa, che individua nella nuova agenda africana anche un altro elemento, per così dire domestico: “La diversificazione è strategica pure in termini di sicurezza nazionale. In Africa, abbiamo partnership già sviluppate, l’Eni è uno dei grandi investitori, si tratta di riportare questi rapporti sul piano delle forniture energetiche”. Un punto a cui l’Italia è arrivata con colpevole ritardo e sulla scia degli eventi, più che per scelta autonoma. Criticità che Della Vedova non nasconde: “Ovviamente il gas russo era il più facile da prendere. In troppi però hanno sottovalutato il rischio e il costo politico di una esposizione così significativa. I tedeschi hanno fatto anche peggio”.
Adesso però affrancarsi non è facile, difficoltà che si riflettono in una certa timidezza, italiana e non solo, quando si affronta il tema dello stop totale al gas e al petrolio russo. “A me non sembra che l’Italia sia stata timida, abbiamo chiarito ripetutamente che non c’è nessun veto a nessuna sanzione – risponde il sottosegretario. Ci stiamo muovendo in modo accelerato, come dimostrano i viaggi di questi giorni, per essere pronti qualora si arrivasse all’embargo energetico”. In questo senso, dice ancora, “lavoriamo a più soluzioni: dai rigassificatori alla razionalizzazione, fino alle centrali a carbone che possono essere riattivate in chiave emergenziale, e allo sblocco dei progetti sulle rinnovabili”.
E tuttavia resta il dubbio che l’Italia vada a traino di altri governi, anziché prendere una posizione più netta su ulteriori sanzioni europee. “Dobbiamo tutti spingere in questo senso, cercando la massima condivisione. Alcuni paesi più piccoli potrebbero fare altri calcoli, ma certamente Francia, Spagna, Germania, Italia e Polonia giocano la stessa partita geopolitica. È vero, nel quadro generale questo segna un rallentamento, ma va superato senza forzare”. Come? “Io mi aspetto che la Commissione europea faccia un passo in avanti, magari disaccoppiando gas e petrolio, su cui è più facile intervenire subito. Si può introdurre un tetto ai prezzi, ma anche pagamenti su conti vincolati”, ragiona il sottosegretario.
Una soluzione, quest’ultima, in base alla quale il trasferimento di denaro si concretizza solo al realizzarsi di determinate condizioni, “di un cessate il fuoco riconosciuto. Questo potrebbe avere una valenza molto forte”, sottolinea Della Vedova. E potrebbe finalmente portare Putin al tavolo delle trattative, da una posizione più debole. Lo stesso obiettivo a cui punta il sostegno militare all’Ucraina e il decreto, annunciato per questa settimana, che stanzierà nuove risorse per armare Kyiv. “I tempi li vedremo. Ma dinanzi a una brutale aggressione è doveroso continuare a fornire i mezzi per difendersi. È evidente che gli ucraini stanno difendendo l’Europa, geograficamente e in termini di valori e interessi”. E poi, conclude, “se oggi esiste una prospettiva di negoziato è proprio perché Kyiv sta resistendo. Dopodiché spetterà innanzitutto all’Ucraina stabilire quali condizioni sono accettabili”.