Il migliore amico dell'uomo

Onore al cane sminatore e a tutti gli animali salvati dalla guerra

Antonio Pascale

Patron è il Jack Russel terrier premiato da Zelensky per la sua opera di sminamento. A differenza di tanti esseri umani sa distinguere tra aggressore e aggredito e compie una vera opera di pacifismo 

Alcune mine antiuomo e anticarro esplodono se chi le calpesta pesa più di cinque chili. Il Jack Russel terrier, nome d’arte Patron, premiato con tanto di medaglia da Zelensky in persona, alla presenza del primo ministro canadese per il suo eccellente lavoro di sminatore (il team di sminatori ha usato tecnologia canadese nelle operazioni) ha due ani di età e pesa circa quattro chili: casomai dovesse calpestare una mina quest’ultima non dovrebbe esplodere. Questo piccolo cane era stato addestrato per fare quello che di solito fanno i Jack Russel terrier, e cioè cacciare, poi visto che fonti ucraine stimano in circa 300.000 chilometri quadrati, ovvero circa la metà del territorio ucraino l’area da bonificare, e che attualmente ci sono solo 550 ufficiali specializzati per tale lavoro, insomma, visto e considerato tutto questo, l’addestratore di Patron ha pensato di affinare la  capacità del suo cane a percepire gli esplosivi. Patron si è mostrato da subito per quello che è: un eccellente sminatore.
 

Ora, guardando le cose da una prospettiva di lungo periodo si possono fare alcune considerazioni. Le guerre furono un’ecatombe di uomini ma anche di cavalli e cani, e questo è meno noto.  Otto milioni tra cavalli, muli e asini, morirono durante il primo conflitto mondiale, mentre i cani militari furono soppressi per varie ragioni di ordine logistico.  Ci sono molte testimonianze di soldati che colpiti da tale straziante visione –  cavalli denutriti, lasciati morire – sono impazziti dal dolore. Quindi, è un piccolo passo in avanti se in questa follia almeno non muoiono tanti animali. Anzi, alcuni di loro svolgono operazioni di pace. Sono animali pacifisti (mi si permetta l’antropomorfizzazione coatta) addestrati da uomini anche loro votati allo stesso sentimento. Certo, alcuni animali sono stati trattati male, vedi i delfini usati dall’esercito statunitense col compito di ricercare le mine, dai tempi della guerra in Vietnam fino alla guerra del Golfo. Erano tenuti denutriti, così da poterli controllare (praticamente non potevano aprire la bocca e mangiare i pesci). E ci sono stati cani che hanno subito episodi di stress post traumatico a causa dello scoppio di mine. Ma anche in questo campo la sensibilità sta facendo passi in avanti. A parte la mascotte ucraina e i tanti cani che aiutano (giocando e in sicurezza) a riconoscere le mine, in Mozambico e in Cambogia stanno usando con grande successo il ratto gigante africano. In genere, hanno più fiuto dei cani, sono estremamente intelligenti, leggeri (con un peso di circa 1,3 chili, camminano sulle mine senza farle detonare) riescono a perlustrare 200 metri quadrati di area minata in un’ora, una superficie che agli uomini richiederebbe almeno 15 giorni di lavoro. 


Tutti noi speriamo che il sogno di Moravia acquisti concretezza: bisogna fare diventare la guerra un tabù. E necessaria una sensibilità diversa, sì, di stampo pacifista. Solo che il pacifismo si è sviluppato nei paesi democratici, poco funziona nei regimi, quindi anche i pacifisti dovrebbero avere un obiettivo preciso: in questo caso poi tanto ovvio e cioè contestare la guerra di Putin, e non gridare genericamente pace pace. Tutto il resto è benvenuto e condiviso, e anche i ratti e i cani che addestrati a dovere trovano mine dovrebbero essere arruolati in quel movimento pacifista che almeno ha chiaro davanti a sé  la distinzione tra aggressore  e aggredito, tra chi mette le mine e chi a proprio rischio le deve poi togliere, per la pace e le braccia e le gambe di quelli che verranno.

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